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Solo per vendetta











Insegnante di lettere in un liceo americano, Will Gerard, con le fattezze di Nicolas Cage, vede sconvolta la propria vita quando, a seguito di un violento stupro subìto dalla moglie Laura alias January Jones, viene avvicinato da un misterioso individuo interpretato da Guy Pearce che gli offre la possibilità di farsi giustizia in maniera immediata, senza dover attendere i lunghi tempi di un eventuale processo.
E, già nel prologo, è subito un omicidio ad aprire il lungometraggio diretto dal Roger Donaldson autore, tra l’altro, di "Specie mortale" (1995) e "Dante’s peak - La furia della montagna" (1997), il quale, se in un primo momento potrebbe spingere a pensare all’ennesima avventura cinematografica di un neo-giustiziere proto-Charles Bronson, si rivela essere tutt’altro man mano che i fotogrammi scorrono.
Infatti, mentre il protagonista accetta la proposta di vendetta, senza immaginare di rimanere invischiato in una infernale spirale di eventi che lo portano in maniera progressiva a perdere il controllo della situazione, anziché puntare sul liberatorio riscatto a base di ammazzamenti di cattivi, lo script di Robert Tannen viene tutto giocato sulla tensione generata di continuo dal fatto che lo spettatore, appurato di non trovarsi dinanzi ad un classico rape & revenge, arrivi a desiderare sempre più dettagli al fine di capire cosa effettivamente stia accadendo.
Quindi, con un’idea di partenza a suo modo interessante, il tenore generale sembra essere molto più vicino a "Giustizia privata" (2009) di F. Gary Gray che a "Death sentence" (2007) di James Wan, ma l’insieme non fatica a risultare tirato un po’ troppo per le lunghe, oltre che incapace di riservare vere e proprie sorprese.
Senza rinunciare a qualche movimentata ed indispensabile sequenza adrenalinica (la migliore, di sicuro, è quella dell’inseguimento a piedi, in mezzo alla strada trafficata), per circa 104 minuti di visione volti a fornire la solita, banalissima morale relativa alla violenza che finisce esclusivamente per generare altra violenza.
Appena guardabile e niente più.

La frase:
"E’ strano come si entra e si esce dalle vite degli altri".

a cura di Francesco Lomuscio

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