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Nessuna notizia da Dio
Questo curioso film, dalla trama arzigogolata e barocca, è imperniato sulla dialettica, eterna e da sempre oggetto di disquisizioni filosofiche, tra il Bene ed il Male.
La maniacale visione manicheista si traduce in una storia complessa, anzi, complicata, dove l'incessante lotta tra i due concetti antitetici è rappresentata, manco a dirlo, dal Paradiso e dall'Inferno.
Vistoria Abril ("Légami", "Tacchi a spillo" ) è l'Angelo inviato sulla Terra dal Direttore del Paradiso (Fanny Ardant "La signora della porta accanto", "La famiglia") per contrastare l'agente dell'Inferno (Penelope Cruz "Tutto su mia madre", "Vanilla sky"). La loro comune missione è quella di portare tra le proprie fila l'anima di Many Chaves, un pugile dal passato non troppo pulito. Lola Nevado, l'Angelo e Carmen Ramos, il Diavolo, inizieranno una tenzone fatta di mosse e contromosse i cui risultati, però, sono sempre opposti a quelli voluti dalle loro autrici. Alla fine saranno costrette ad unire i loro sforzi per conseguire il loro obiettivo. Sullo sfondo di questo incontro-scontro incombe la lotta di potere che ai vertici dell'Inferno si sta svolgendo tra i diavoli dirigenti. Quest'ultimo elemento, come se già non bastasse la trama principale, contribuisce alla confusione generale che pervade tutto il film.
A voler cercare a tutti i costi un senso in questo film, coprodotto da Spagna, Francia ed Italia, e diretto con mano incerta dal regista spagnolo Agustin Diaz Yanes, lo potremmo trovare nella morale secondo la quale non esistono dei confini netti e precisi tra il bene ed il male e questo tanto più è vero tanto più viene dimostrato che anche la migliore buona azione può avere conseguenze negative. Così come una cattiva intenzione può sortire un effetto benefico. In proposito, permetteteci la facile similitudine con questo film e lasciateci dire che, pur se animato dalle migliori delle intenzioni, "Nessuna notizia da Dio", è un film francamente brutto e noioso. Il film è girato con quello stile grottesco e goffo che, se dietro la cinepresa c'è un maestro del livello di Almodovar allora diventa arte, se il regista manca delle dovute doti estetiche, allora si tramuta in un prodotto di secondo piano. Tutto ciò anche in presenza di un cast di assoluto valore. In particolare, abbiamo apprezzato la prova di Penelope Cruz nei panni del Diavolo. Divertente e scanzonato è il modo in cui rende il suo personaggio di una ragazza volgarotta e priva di eleganza che si muove come uno scaricatore di porto e si commuove nel guardare alla televisione "Goodfellas" di Martin Scorsese. Della regia abbiamo già detto che non ci è particolarmente piaciuta, anche se salviamo le asciutte scene iniziali in bianco e nero di Parigi. Ci è sembrato di cogliere un velato omaggio alle scene di apertura de "I quattrocento colpi" di Francois Truffaut.
Das
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