Sinister 2
Courtney (Shannyn Sossamon) è in fuga da un marito violento e porta via con sé i suoi due figli Dylan e Zach.
I tre si stabiliscono momentaneamente in una fattoria nella quale, anni prima, si è consumato un efferato omicidio.
Allo stesso tempo un anonimo vice sceriffo (James Ransone, visto già nel primo film e anonimo in tutti i sensi visto che non viene mai nominato) continua a investigare privatamente sulla scomparsa dello scrittore Ellison Oswalt e della sua famiglia.
Tutti gli indizi lo conducono a casa di Courtney, dove intuisce che Bughuul, demone babilonese che si nutre delle anime dei bambini, possa aver già scelto le sue prossime vittime.
Sia l'uomo che Courtney ignorano però che Dylan è in contatto, attraverso una serie di visioni, con alcuni bambini fantasma e con gli "inquietanti" filmini che mostrano le esecuzioni delle rispettive famiglie.
Se l'appena scomparso Wes Craven non ci avesse già pensato con il delizioso giochino metacinematografico della saga di Scream, la maledizione dei brutti sequel di bei film horror potrebbe essere, a sua volta, il punto di partenza per la trama di un film horror.
A parte rare eccezioni, infatti (Halloween 2 di Rob Zombie e, più di recente, Anarchia - La notte del giudizio di James DeMonaco) è piuttosto raro che operazioni del genere portino a risultati anche solo dignitosi.
Basti pensare che, non di rado, tali sequel non si preoccupano neanche di mantenere un continuum narrativo con le opere da cui sono generati, limitandosi giusto a conservarne il villain da cui far vessare nuove vittime.
Spiace per l'amante del genere che, da poco reduce dal brutto (e per di più inutile) Insidious 3, è ora costretto a vedere svilito anche il ricordo dell'ottimo Sinister del 2012.
E quasi nulla, a parte intuibili logiche di natura biecamente commerciale, può spiegare cosa possa aver spinto il buon Scott Derrickson a scrivere e produrre un'opera che, di fatto, si limita a prendere tutto ciò che di buono c'era nel suo film e ad annacquarlo, fino a renderlo qualcosa di assai poco perturbante, molto simile a un innocuo film TV.
Il primo e più importante peccato di cui il film si macchia è quello di palesare tutto e subito, laddove il valore aggiunto del primo film era proprio nell'accumulo progressivo di elementi disturbanti e in un meccanismo di immedesimazione perfettamente riuscito tra lo spettatore e il protagonista.
In Sinister 2, al contrario, lo spettatore è fin da subito consapevole di cosa stia accadendo ai personaggi del film - in alcuni momenti addirittura ancor prima che accada - e tale scarto gnoseologico non gli permette di sentirsi mai realmente in pericolo né, in buona sostanza, di spaventarsi.
Da qui il facile ricorso, al fine di garantire almeno un paio di salti sulla sedia, a tutto l'armamentario di rumori fuori campo improvvisi e fulminei close up sul volto distorto del demone Bughuul.
Un mostro che, va detto, è poco più che una figurina sì orrorifica (e incredibilmente simile al tardo Michael Jackson) ma dallo spessore immaginifico pressoché nullo.
Assente anche il ricorso al metatestuale che rendeva Sinister una riflessione non priva di spunti interessanti sull'estetica della violenza e sul voyeurismo in generale.
Il ritrovamento dei filmati degli omicidi era, infatti, per l'improvvido protagonista del primo capitolo un motivo per ragionare sui limiti della visione e il fatto che tali video fossero in Super8 piuttosto che impressi su supporti più moderni, sembrava avere un senso che qui irrimediabilmente va perso, rovinato da una stanca coazione a ripetere.
Così Sinister 2 finisce per essere null'altro che una sequenza di efferatezze che, una volta giustapposte, lungi dal generare spavento risultano addirittura innocue.
E laddove l'unico pregio del film potrebbe essere nei continui rimandi testuali che lo legano al primo Sinister, ecco che questi vengono gestiti in maniera talmente autoreferenziali da diventare anche un limite per chiunque non lo abbia visto.
Poi non c'è davvero nient'altro.
Non un accenno di ironia - se non si vuole considerare il personaggio dell'ex sceriffo, talmente imbranato da strappare più di una risata suo malgrado - o anche solo un timido stravolgimento della trama che ripaghi lo spettatore della fiducia concessa al film fino ad allora.
Perché, si sa, la sospensione dell'incredulità è un processo che poggia soprattutto sulla fiducia.
Qui parecchio mal riposta.
La frase:
"Tu non puoi fermare il male. Te ne puoi solo proteggere".
a cura di Fabio Giusti
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