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Se sposti un posto a tavola











"Il Caso decide per noi" oppure "il Destino ce lo costruiamo"? La prima ipotesi crea solamente le condizioni per il determinarsi della seconda, che ha molto più peso, confermando quindi la teoria del libero arbitrio. Un banchetto matrimoniale (anticipato da un tradimento dalle conseguenze a catena) è l'inizio di un racconto che mantenendo la stessa struttura si ripete più volte, con variazioni nei posti a sedere assegnati agli ospiti - in base a biglietti posizionati alla rinfusa ad ogni nuovo ritorno alla partenza - e perciò nelle interazioni dei personaggi che portano a diverse combinazioni di coppia eterosessuali.

Dopo trascorsi di grafica, storyboard per il cinema e pubblicità, con la fissazione di realizzare un film a sketches, Christelle Raynal ha, infatti, debuttato dietro la macchina da presa proprio con questo modello, curandone l'adattamento con Francis Nief e la regìa. La sceneggiatura tratteggia dei ritratti di singoli infelici - la sorella ansiosa, emotivamente fragile e in cerca di un compagno o l'innamorato che per reciproca incomprensione e forse mancanza di una vera spinta ha perso l'occasione per realizzare le proprie nozze – poi concentrandosi piuttosto sulle dinamiche di relazioni già rodate.
Qui non va meglio, tra desideri frustrati, poca passione e avventure extraconiugali, per cui le alternative consistono nella passiva rassegnazione o nello sforzo per tirar fuori il lato positivo degli eventi e delle azioni altrui, nella consapevolezza che "rimanere insieme è un lavoro". "Se sposti un posto a tavola" ("Plan de table") è brioso, ritmato e ha una leggerezza che contempla anche alcuni siparietti (le meringhe all'azoto), ma vaporosa al punto che i corsi e ricorsi, non adeguatamente supportati da una solidità di scrittura, alla fine si dissolvono in sbadigli.

La frase:
"Il matrimonio significa risolvere in due problemi che da solo non avresti avuto".

a cura di Federico Raponi

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