Serce na dloni
Zanussi è un regista polacco che viene spesso definito "cattolico" o "moralista", in specie dalla stampa italiana che ha sempre visto un legame diretto fra "polacco" e "bigotto". In realtà ci troviamo di fronte alle solite facili etichette che male si attagliano a questo artista straordinario che ormai ha un'esperienza cinematografica di più di quarant'anni. Alla prima anteprima stampa del "Cuore in mano", alcuni hanno persino reagito con fischi ed esclamazioni di disapprovazione... cerchiamo di capire il perché.
Il cuore in mano narra una vicenda piuttosto semplice, che ruota intorno a tre personaggi in realtà estremamente negativi. Stefan è un giovane che ha perso la volontà di vivere e cerca, pur se con scarsi risultati, di suicidarsi. Kostanty è un uomo d'affari, edonista e nichilista, che odia il genere umano e addirittura progetta di fare in modo tale che la sua morte sia nociva al massimo per il resto del mondo. Angelo è invece un personaggio di natura luciferina, un autentico diavolo che con parole zuccherate e con giochi di apparenze cerca di far commettere il male agli uomini. Zanussi di fronte a questi personaggi così negativi ha un atteggiamento ironico e divertito: ride nel mostrare gli eccessi verbali e il costante odio nei confronti dell'umanità di Kostanty, mostra con ironia le sfortune e l'incapacità di Stefan e persino trova diletto nel far emergere il doppio volto del diabolico Angelo.
Tanto diabolico da essere mostrato con gli attributi del diavolo: vestito di nero e con una sciarpa rossa, quest'ultima quasi una simulazione della coda appuntita.
Superficialmente, si potrebbe pensare che Zanussi con questa parabola moderna voglia mostrare il rapporto dell'uomo di oggi con il divino. In realtà quello che viene mostrato, con grande lucidità e divertita acutezza, è il rapporto che l'uomo ha con Dio da sempre.
Rivelatrice è una scena in cui Kostanty, durante un rapporto con due giovani ragazze, si alza improvvisamente dal letto e inizia a battersi il petto davanti alle immagini sacre... sperando di far ripartire il pace-maker che si è fermato. Qualcuno naturalmente riconosce in questo gesto una conversione repentina, tema che ritorna nel film ed è oggetto di evidente derisione da parte del regista. Particolare rivelato in maniera scoperta dall'uso delle musiche del solito Kilar, che danno davvero il tono grottesco e parodistico di questo film. Naturalmente chi manca di senso d'umorismo per quanto riguarda questioni sacre ed importanti è naturalmente avverso a un film del genere, così come chi vede in questa pellicola intenti puramente moralistici. Purtroppo per la povertà di spirito non si può fare proprio nulla.
La frase: "Tutti possono cambiare!".
Mauro Corso
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