Se Dio Vuole
Tommaso è uno stimato cardiochirurgo, anche se il suo rapporto con il “cuore” si limita alla sala operatoria. Una vita fa ha conosciuto sua moglie Clara, affascinante e “pasionaria”, oggi sfiorita come gli ideali in cui credeva.
Tommaso e Carla hanno due figli. La più grande, Bianca, non ha interessi, non ha idee, non ha passioni: una simpatica mentecatta.
Andrea invece è un ragazzo brillante, iscritto a Medicina, pronto a seguire le orme del padre, con suo grande orgoglio.
Ultimamente Andrea però sembra cambiato: è spesso chiuso nella sua stanza e la sera esce senza dire a nessuno dove va. Il dubbio si insinua strisciante: Andrea è gay!
Chiunque sarebbe entrato in crisi, ma non Tommaso. Lui detesta ogni forma di discriminazione: siamo tutti uguali.
Alla fine il giorno del tanto temuto coming out arriva e Andrea, radunata la sua famiglia, svela la propria fede e con essa l’intenzione di abbandonare l’università per entrare in seminario.
Per Tommaso, ateo convinto, questo è un colpo durissimo. Tommaso decide allora di dare appoggio al figlio mentre, non visto, arriva a Don Pietro, artefice secondo lui della crisi mistica del figlio, che vuole smascherare per far tornare Andrea sulla retta via. Inizierà così una spassosa guerra senza esclusione di colpi.
Davvero degno di nota l’esordio alla regia di Edoardo Falcone già sceneggiatore di successo. “Se Dio vuole” è al contempo un film leggero e un gioiellino tutto italiano in grado di lasciare allo spettatore degli interessanti spunti di riflessioni scevri, per fortuna, di quel moralismo religioso che rischiava invece di strozzare la pellicola.
Sorretto da una scrittura brillante che solo a volte si perde in qualche pozzanghera di buonismo, il film può appoggiarsi sull’interpretazione corale di un cast in stato di grazia dove svettano i protagonisti, un meraviglioso e poliedrico Marco Giallini e un Alessandro Gassman splendido interprete di quel prete versione 2.0 di cui molti di noi avrebbero bisogno. Degne di nota, come già detto, anche le interpretazioni anche di Laura Morante e della sorprendente Ilaria Spada davvero magnetica nel suo ruolo di donna/ameba. Merita poi una menzione speciale l’interpretazione del fratello handicappato ad opera di un notevole Edoardo Pesce.
La regia è pulita e frizzante, soprattutto nella prima parte dove il ritmo è incalzante e su di giri, nella seconda parte il film invece rallenta un poco e come già detto di tanto in tanto cade in qualche pozzanghera buonista ma riesce comunque a mantenersi sempre ben oltre la sufficienza ed anzi a guadagnare un meritatissimo applauso al momento del finale che ovviamente non sveliamo.
Il tema trattato dalla pellicola non è nuovo al cinema, il rapporto di amore e odio tra un ateo e un cattolico, in una sorta di Don Camillo e Peppone dei giorni nostri, dove a scatenare le danze non sono le vicende di un paesino ma bensì l’anima di un figlio combattuto.
Ricapitolando, questo film è consigliato a quel tipo di pubblico che voglia una risata non fine a se stessa e che sappia coniugare, a momenti puramente comici, altri invece più profondi e toccanti. Da vedere se non altro per la notevole interpretazione di tutto il cast e per il senso di leggerezza che regala all’uscita dalla sala. Consigliato a tutta la famiglia e a chi si sente solo coi propri problemi.
La frase:
"Un figlio prete? Sarebbe come fare l’arrotino, lo zampognaro. Io non lo voglio il figlio zampognaro".
a cura di Jacopo Landi
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