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Retribution (Sakebi)
Il detective Yoshioka viene chiamato ad investigare sull'omicidio di una donna morta per annegamento. Da quel momento un fantasma femminile, vestito di rosso inizia a tormentare il poliziotto. Tra l'altro alcuni elementi ritrovati sulla scena del delitto farebbero pensare che proprio Yoshioka possa essere l'omicida. Dubbi e sospetti iniziano ad angosciare lo stesso detective. Col passare dei giorni vengono scoperti altri delitti, eseguiti con l'identico modus operandi, si inizia a parlare di serial killer.
"Sakebi" è un bel film, molto ben girato, che parte come un poliziesco, per poi contaminarsi con elementi horror. Ma la ghost story è solo l'espediente per parlare di solitudine e di degrado, della continua trasformazioni delle città, e delle speranze deluse.
Ad un certo punto il protagonista afferma: "Pensavamo che qui costruissero la città del futuro e invece i piani sono falliti. Una bella delusione, proprio come il futuro". Un profondo pessimismo pervade tutta la pellicola, tanto che non sono gli eventi soprannaturali a commettere gli omicidi ma sono le persone più vicine, quelle che dovrebbero amarci ed proteggerci. C'è una sensazione di opprimente solitudine che pervade tutti i personaggi, un senso di tristezza e rassegnazione che contamina ogni cosa.
Bellissima la prima scena in cui ci viene presentato Yoshioka; l'unica cosa che tiene durate una scossa di terremoto è la bottiglia di whisky, l'unica cosa a cui tiene. Attraverso pochi tocchi Kurosawa (non è parente del grande Akira) riesce a rendere atmosfere e personaggi, la loro disperazione e la loro angoscia.
Bella la sceneggiatura che gioca sull'ambiguità del colpevole, per buona parte non si capisce quanto sia direttamente coinvolto il poliziotto nel caso di omicidio su cui sta investigando. Ma si diverte anche a non esplicitare immediatamente l'esistenza del fantasma. Attraverso alcuni personaggi secondari che affermano di vedere gli spiriti che non vengono mostrati, instilla il dubbio che la visione che noi abbiamo della donna in rosso sia solo il frutto della fantasia del poliziotto e che in realtà non ci sia nessun elemento soprannaturale.
Il film si perde un po' nel finale, tirato troppo in lungo.
La frase: "Si vedono cose orrende. Cose che nessuno vorrebbe ricordare".
Elisa Giulidori
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