FilmUP - Recensione: Rumore Bianco

Rumore Bianco
Per la tecnologia e la scienza il rumore spesso è indesiderato, in natura non prevedibile completamente, e viene associato a colori. Quello bianco ha energia o volume uguale su tutte le frequenze, risulta quindi efficace per coprire altri suoni e inoltre, in circostanze particolari, provoca allucinazioni uditive. Tenendo a mente tali caratteristiche, l’ipnotico “Rumore bianco” del documentario scritto e diretto dall’esordiente Alberto Fasuli appartiene al Tagliamento, “il re dei fiumi alpini”, non a caso infatti catturato in presa diretta nel tragitto dalla sorgente del passo della Mauria, al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, lungo i suoi 170 chilometri fino alla foce adriatica nel Golfo di Venezia. Una frontiera liquida tra est e ovest che passa vicino al paese di nascita del regista, già assistente di Gianfranco Pannone e di Alessandro Rossetto, quest’ultimo gestore - insieme a Paolo Benzi e allo stesso Fasuli - della società indipendente Faber Film che fa parte della co-produzione europea impegnata in questo progetto. Un’altra parte delle spese è stata sostenuta grazie al coinvolgimento del territorio: una quarantina di comuni dell’asse del fiume si sono riuniti in un “protocollo d’intesa” e la popolazione ha contribuito con una quota di venti centesimi a testa. Alla distribuzione ci pensa la Tuckerfilm (dal nome del sognatore-artigiano protagonista del film di Francis Ford Coppola) creata proprio per l’occasione da esercenti che vogliono raggiungere i “fratelli d’essai” in tutta Italia.

Il maestoso corso d’acqua possiede una memoria, per l’autore, che ha perciò inserito filmati d’archivio sull’alluvione, sulla Grande Guerra e Caporetto (l’eredità dei conflitti è testimoniata da ordigni bellici tutt’oggi rinvenuti). Per campi agricoli, centrale idroelettrica e cave di estrazione della ghiaia, la macchina da presa segue con discrezione personaggi ripresi in una quotidianità di svago, lavoro o festa comunitaria. Un’opera dalla forza bucolica, e di valore antropologico, sulla sopravvivenza della “civiltà del fiume” minacciata dai meccanismi dello sviluppo.

Federico Raponi

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