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Chongqing Blues
Un padre tenta di recuperare il suo ruolo fuori tempo massimo.
Così accade a Lin, marinaio assente da casa per molti mesi, che rientra a Chongqing, la città in cui ha vissuto e in cui gli viene comunicata la morte del figlio venticinquenne Bo, per mano della polizia. Lui di quel figlio non sa nulla, non l’ha più visto da anni, così come non ha più contatti con la sua prima moglie. Lin inizia un lungo cammino di scoperta avvicinando gli amici del ragazzo, i poliziotti, la giovane fidanzata, l’ex moglie. Ciò che incontra è ostilità e diffidenza. Chi era Bo che, in un supermercato, ha preso in ostaggio una giovane dottoressa? Il viaggio lo conduce fatalmente a se stesso e al suo mancato ruolo di genitore.
Wang Xiaoshuai, regista di Shanghai ben noto nei circuiti festivalieri, dove ha ricevuto premi importanti (tra i quali a Cannes nel 2005 il Premio della Giuria per Shanghai Dreams), non riesce a fare il salto: mette sul piatto temi importanti, sempre validi, quali il rapporto tra genitori e figli, tra vecchio e nuovo, tra apparente immobilismo del mondo dei più anziani e mutamenti vertiginosi della vita quotidiana con cui i più giovani devono fare i conti, a volte perdendosi. Ma la vicenda, che si snoda con i tratti di un’investigazione, non ce la fa a decollare, si muove focalizzandosi su simboli e contrasti, così evidenti da risultare didascalici e pedanti, attraverso un procedere bipolare che alla lunga stanca lo spettatore.
Non mancano momenti toccanti: la rappresentazione della megalopoli di Chongqing, altra protagonista del film, in continua evoluzione, frenetica e con i clangori delle nuove costruzioni, si contrappone al silenzio del protagonista, alle sue domande espresse talora solo con gli sguardi. Un uomo solo, un sopravvissuto del tempo che fu, che procede testardo alla ricerca di una spiegazione, sulla traccia di valori non trasmessi, in un movimento lento ma costante che, sembra suggerirci il regista, si contrappone all’agitazione che non conduce a nulla di tutta una generazione e della Cina in genere, afflitta dal male di vivere.
La frase: "Siete suo padre e mi chiedete a chi assomigliava?".
Donata Ferrario
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