Red Dragon
Ritorna Hannibal. Anzi per essere precisi e seguire la cronologia, arriva Hannibal.
Nell'ultimo film voluto e prodotto da Dino De Laurentis si parla infatti dell'entrata in scena dello psichiatra di fama internazionale e cannibale a tempo perso.
"Drago rosso" (ma il titolo originale della storia di Thomas Harris era "I delitti della luna piena") segna infatti l'inizio delle avventure di 'Hannibal the Cannibal' e di quei "poveri" poliziotti o investigatori (comunque sempre particolarmente dotati) che devono avere a che fare con lui.
Già remake del precedente capolavoro (sottovalutalo per anni, ma oggi cult) diretto da Michael Mann (Manhunter - Frammenti di un omicidio), il drago rosso di Brett Ratner non ha nulla da invidiare al suo predecessore, tanto meno ai suoi successori, al "Silenzio degli agnelli" in particolare. Dopo il sofisticato ed eccessivo "Hannibal" di Ridley Scott, (ma anche l'omonimo libro non era granché) ci voleva davvero molto coraggio per ritornare indietro nel tempo, e ripercorrere i passi quasi perfetti del film di Mann. Soprattutto se l'interprete è un attore che sebbene sia ormai diventato l'icona del mostro, non ha più vent'anni.
Il trucco cinematografico, senza troppo esagerare è riuscito nell'intento: portare Anthony Hopkins indietro nel tempo di qualche decennio, ovvero fino al primo incontro con la giustizia e con Will Graham, (Edward Norton) noto investigatore dell'FBI che a costo della vita lo manda in galera dopo una manciata di fotogrammi. La stessa prigione di vetro in cui lo ritroverà la bella Clarice Starling nel film di Demme.
Anche questa volta, (o meglio per la prima volta) il dottor Lecter si fa consulente; in questo caso proprio di quel Graham che ha tentato di massacrare a colpi di pugnale nello studio della sua abitazione. Rinchiuso all'ospedale di Stato a Baltimora, Hannibal vanta l'ammirazione dei più perversi serial killer della nazione. Non ultimo uno spietato massacratore di famiglie che colpisce le sue vittime nel sonno nelle notti di luna piena, il dragone rosso appunto.
Una mente perversa che Graham sa di poter comprendere solo con l'aiuto di qualcuno di altrettanto geniale e crudele.
La scommessa è vinta. Certo emulare o ripercorrere i passi di un trionfo difficilmente può condurre allo stesso successo, ma la regia lineare di Ratner e la bravura straordinaria degli interpreti non deluderanno il pubblico, anche il più 'tradizionalista'.
Ratner riesce a seguire passo passo la storia creata da Harris e aggiunge valore ai personaggi inquadrandoli in primo piano nei momenti di maggior pathos interpretativo. Un punto a favore anche per essersi circondato di attori eccezionali come Ralph Fiennes, che nel suo mostro criminale riesce persino a scovare qualche traccia di umanità, seppur derelitta, aggiungendo ai personali momenti di tensione amorosa per Emily Watson - impiegata cieca incontrata sul posto di lavoro - un fremito di commozione pur in quella ineluttabile follia. Una regia netta dicevamo che permette di concentrarsi sulla storia, e seppur questa perda un pò della suspence del romanzo, convoglia su di sé tutta l'attenzione, lasciando i più abbastanza soddisfatti.
Valeria Chiari
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