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Regista del chiacchieratissimo "Slevin-Patto criminale" (2006), lo scozzese Paul McGuigan torna al grande schermo, dopo una breve parentesi televisiva, per occuparsi di questo thriller fantascientifico che fonde fenomeni paranormali e spionaggio psichico, un po’ come fecero Brian De Palma e David Cronenberg rispettivamente con "Fury" (1978) e "Scanners" (1981).
Con il volto di Chris Evans, la Torcia Umana de "I fantastici 4" (2005), abbiamo infatti il giovane Nick Gant che, telecinetico di seconda generazione in grado di spostare gli oggetti attraverso lo spazio con la sola forza della mente, si è rifugiato nei popolosi quartieri di Hong Kong da quando suo padre perse la vita per mano della strana agenzia governativa conosciuta come Division, il cui obiettivo consiste nel radunare soggetti con capacità paranormali per condurre esperimenti volti a fargliele aumentare e mettere insieme l’esercito più potente del mondo.
E la trama s’infittisce dal momento in cui il protagonista si trova a dover aiutare la tredicenne chiaroveggente Cassie Holmes, interpretata dalla Dakota Fanning de "La guerra dei mondi" (2005), nella ricerca di una valigetta che lei asserisce contenga sei milioni di dollari, mentre tentano insieme di rintracciare anche l’unica persona sopravvissuta agli esperimenti della Division: Kira, con le fattezze della Camilla Belle di "Chiamata da uno sconosciuto" (2006), capace d’influenzare le azioni degli altri controllandone la mente.
Senza rinunciare a un pizzico d’ironia, quindi, McGuigan immerge i due protagonisti nei bassifondi della città, affiancandoli anche con una squadra di particolari malavitosi e distribuendo qua e là scontri fracassoni sotto certi aspetti debitori nei confronti dell’action-movie tipico del Sol Levante, soprattutto quando vengono tirati in ballo i bleeder, il suono della cui voce riesce a spaccare vetri e vasi sanguigni.
Mentre tratteggia anche il lato sentimentale della vicenda, fino alla resa dei conti finale che sembra rappresentare, però, l’unico motivo d’interesse di 120 minuti di visione attraversati da un ritmo narrativo sostanzialmente fiacco.
La frase: "Al mondo esistono persone speciali, non abbiamo chiesto noi di essere speciali, siamo così e basta".
Francesco Lomuscio
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