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Promises Written in Water
Dopo la bellissima performance come attore nel film "Essential Killing" del regista Jerzy Skolimowski in concorso per il Leone d’oro edizione 2010, l’attore, sceneggiatore, regista, pittore e musicista Vincent Gallo propone, sempre in concorso, un nuovo lavoro: "Promises Written in Water". Quest’ultimo film segna il ritorno al ruolo di regista di Vincent Gallo dopo "The Brown Bunny" che fu accolto con una certa tepidezza a Cannes nel 2003. "Promises Written in Water" è un film diretto, scritto, montato, prodotto e interpretato da Vincent Gallo, che si è anche occupato della colonna sonora. Il film è un dramma in bianco e nero dalle atmosfere naif, frammentato e con scenografie ridotte all’essenziale, così come i dialoghi. E’ un gioco che Vincent Gallo propone allo spettatore cercando di confonderlo attraverso una trama praticamente inesistente incentrata sul tema della morte. E’ questo tema che dà spunto al regista per frastagliare la storia, sfinire lo spettatore con dialoghi fintamente improvvisati e ripetuti, più e più volte con toni diversi. Ciò che è accessorio viene eliminato, solo gli stati d’animo costituiti da sbuffi e sospiri vengono catturati dall’occhio della telecamera. C’è un’esplorazione del regista alla ricerca dell’essenzialità, utilizzando giochi di macchina, spostando i punti di fuoco, sfocando le immagini alla ricerca di un’estetica particolare, personale. E’ l’immagine che deve parlare da sola e raggiungere lo spettatore, ecco perché oltre alla riduzione dei dialoghi sono da registrare lunghi momenti prolungati di silenzio, senza musica o alcun tipo di sonoro oppure semplici sbuffi o il rumore delle sigarette e delle "volute" di fumo. Ad aprire la pellicola è una voce femminile fuori campo dal forte accento francese che spiega di aver scoperto di star per morire e prega il protagonista, un giovane fotografo (Vincent Gallo) di aiutarla, di assicurarsi lui stesso che il suo corpo venga cremato e le ceneri disperse. Il personaggio senza nome interpretato da Vincent Gallo comincia a lavorare per un’agenzia di pompe funebri per potersi accertare di persona di cosa succederà alla giovane amica con la quale nel frattempo instaura uno strano rapporto di amicizia, forse nel tentativo di aiutarla a realizzare alcuni dei suoi sogni. Peccato però che al momento della morte della giovane sembra scattare qualcosa nel protagonista che non pare più in grado di portare a compimento la promessa che aveva fatto. E’ un film molto particolare, lontano dal mondo surreale ed onirico, ma al tempo stesso sembra trovarsi proprio su quella sottile linea di confine. L’opera, nonostante la sua divisione interna e una trama quasi inesistente riesce a "restare in piedi", in un equilibrio molto precario, attraverso il dualismo continuo fra amore ed odio, tra vita e morte.
Non vi è un contrasto fra questi elementi, ma solo un continuo oscillare che corrisponde ad un cambiamento di scena con un corrispettivo dualismo a livello visivo. Il piano delle immagini diventa lo specchio di questo equilibrio con l’alternarsi di scene in cui il giovane fotografo è da solo con se stesso e scene in cui invece è in coppia con un’altra persona: dalla giovane amica che sta morendo, al capo dell’agenzia, al corpo senza vita di una ragazza.
"Promises written in water" appare come uno studio espressivo e stilistico da parte del regista con qualche velleità manieristica, proprio per questa sua natura l’opera non conquista, non appassiona e non convince il pubblico. C’è da chiedersi come mai sia stato inserito nella sezione del "Concorso" e non in quella "Orizzonti", dedicata alle pellicole sperimentali.
La frase: "Dicono che morirò presto, non ho paura di morire".
Federica Di Bartolo
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