Prima o poi mi sposo

C'è chi si sposa - alcuni recidivi ritentano persino - e c'è invece chi organizza matrimoni: ma questa caratteristica professionale non implica anche una vita particolarmente romantica. Anzi!
È il caso di Mary Fiore, alias Jennifer Lopez, protagonista del film di debutto di Adam Shankman "Prima o poi mi sposo", contesissima organizzatrice di matrimoni, che pur conoscendo perfettamente tutti i trucchi per creare atmosfere da favola e realizzare i sogni d'amore, ha una vita privata piuttosto piatta e solitaria.

Ma sappiamo tutti che Cupido è un esserino ostinato: infatti decide di fornire alla giovane donna l'occasione di incontrare un affascinantissimo medico che le salva la vita intervenendo in una collisione con un cassonetto della spazzatura. Una serata insieme ed è subito amore per Mary. Cupido però è anche assai burlone: infatti l'uomo che le ha fatto conoscere non è soltanto bello e romantico ma anche "futuro marito" della sua cliente più importante, alla quale Mary sta organizzando il matrimonio.
In tutto questo pandemonio si infila anche il padre della ragazza deciso a risolvere una volta per tutte la vita sentimentale della figlia, presentandole un giovane italiano appena arrivato dalla Sicilia.
Mentre la storia avanza a grandi passi tra sorrisetti melensi e occhi strabuzzati, si svela il mondo degli organizzatori di matrimoni, cinici e decisamente poco romantici professionisti, che studiano scientificamente quello che dovrebbe essere il risultato d'un moto istintivo dell'animo, amore e matrimonio, per trasformarlo in uno spettacolo degno d'una commedia musicale hollywoodiana degli anni '50.
E, dai lidi lontani dove la donna "moderna" lo aveva abbandonato, torna alla carica l'ideale dell' "uomo giusto" e tra buoni sentimenti e battute salaci si arriva finalmente all'epilogo (in)atteso, che vede l'amore "vero" trionfare.
Nessuno si fa male, nessuno soffre e tutti sono felici e belli come prima. Anzi di più.

Sembra proprio che nel genere della commedia brillante il cinema americano non sia proprio in grado di rinnovarsi, e quando non compra i diritti di commedie francesi o italiane di successo, prova con l'autocitazione, riproponendo il genere di cui era maestro negli anni '50. Purtroppo però non ci sono più gli attori di allora: Mirna Loy, Cary Grant, piuttosto che James Stewart o Deborah Kerr, e per quanto bravina sia Jennifer Lopez certo non può fare il lavoro di tutti gli altri. Matthew McConaughey rimane troppo spesso rigido con uno stupido sorrisetto stampato in faccia e la sua futura sposa, Bridgette Wilson-Sampras, sfila qua e là abbigliata di splendidi capi firmati occupandosi solamente del matrimonio e dei suoi affari. Per tacere del padre di Mary e del giovane Massimo che la vuole sposare; italiani come solo gli americani riescono a rappresentare: siculi, grandi gesticolatori e filosofi di banali verità.

Valeria Chiari

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