In amore niente regole
A sei anni da “Confessioni di una mente pericolosa” (2002) e a tre da “Good night and good luck” (2005), l’attore George Clooney (“Dal tramonto all’alba”) torna dietro la macchina da presa con “Leatherheads” (sorvoliamo sull’ignobile titolo italiano proto-commedia romantica), ispirato ai leggendari esordi del football professionale americano, nel 1925, quando il violento sport era giocato solo per passione da rozzi e ignoranti, volgari e duri di cuore.
Lo stesso Clooney veste infatti i panni dell’esuberante campione Dodge Connolly, il quale, nel momento in cui i giocatori perdono lo sponsor e l’intera lega è sull’orlo del collasso, convince l’agente CC Frazier, interpretato da Jonathan Pryce (“La maledizione della prima luna”), a reclutare nella sua scalcagnata squadra l’astro nascente Carter ”The Bullet” Rutherford, con il volto di John Krasinski (“Dreamgirls”), senza immaginare minimamente, però, di finire per trasformarsi nel suo rivale sentimentale.
Perché, mentre la bella fotografia old style di Newton Thomas Sigel (“I Fratelli Grimm e l’incantevole strega”) illumina efficacemente il tutto, è la sempre lodevole Renée Zellweger (“Il diario di Bridget Jones”) ad incarnare l’energica giornalista sportiva Lexie Littleton, oggetto del desiderio dei due, sospettosa rispetto ad una storia che vorrebbe Rutherford eroe di guerra nel passato primo conflitto mondiale.
E, se l’ex dottor Doug Ross del telefilm “E.R. - Medici in prima linea” non fa altro che sfoggiare le solite espressioni con tanto di affascinante mascella pronunciata alla Superman, dimostra ancora una volta di conoscere più che sufficientemente la macchina cinema, regalandoci un godibilissimo ed esteticamente curato prodotto il cui piatto forte è individuabile soprattutto nelle abbondanti dosi d’ironia, distribuite in maniera sapiente tra scenette comiche d’altri tempi ed esilaranti risse con indispensabile pianoforte di sottofondo.
Non a caso, è proprio il fondamentale contributo della colonna sonora per mano del premio Oscar Randy Newman (“Monsters & Co.”) a conferire una certa musicalità d’insieme a questo parallelismo su pellicola tra le regole di gioco del football e quelle dell’amore che, pur senza eccellere, riesce a soddisfare sia i nostalgici studiosi dello sport che quelli amanti dello humour in salsa romantica, tipico della vecchia Hollywood.

La frase:
- "Tu dovresti giocare a football ed essere pagato per il tuo talento".
- "Mmm, ha un senso, più o meno".

Francesco Lomuscio

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