Piazza Garibaldi
Dopo il premiato "La strada di Levi" (2006), volto a ripercorrere il viaggio di ritorno dal campo di concentramento di Auschwitz compiuto nel 1945 da Primo Levi, il lombardo Davide Ferrario – autore di lungometraggi di finzione quali "Tutti giù per terra" (1997) e "Dopo mezzanotte" (2004) – torna al documentario con 100 minuti di visione il cui titolo è anche un toponimo che si incontra in qualsiasi città italiana, la metafora della nazione e della sua storia.
Commentato dalle musiche di Giuseppe Verdi, un viaggio sulle orme della spedizione dei Mille con l’obiettivo di verificare il rapporto tra passato e presente, impreziosito dalla partecipazione amichevole degli attori Luciana Littizzetto, Marco Paolini, Salvatore Cantalupo e Filippo Timi.
Un viaggio pieno di sorprese, incontri e riflessioni che prende il via da Bergamo, una volta "Città dei Mille" e oggi roccaforte padana, per arrivare fino a Teano, delineando un road movie attraverso la storia e la geografia del paese con il principale fine di capire per quale motivo gli italiani non riescano più ad immaginare un futuro.
Nelle intenzioni del regista, del co-sceneggiatore Giorgio Mastrorocco e di Marco Belpoliti, cui si deve l’idea di partenza, un film antropologico dove i riferimenti all’attualità e alla politica fossero filtrati dalla prospettiva profonda relativa all’interrogativo sul perché il ruolo degli intellettuali deve essere quello di vedere più lontano del dibattito pubblico di ogni giorno.
Mentre, tra un’intervista e l’altra e continua sovrapposizione di storia collettiva e storia privata, si osserva che la mentalità è oggi del tutto cambiata, ormai priva dell’umiltà di un tempo, e, soprattutto, che la famiglia non è più la cura della società, bensì la sua malattia, come testimonia il declino demografico tricolore.
E non si dimentica neppure di ribadire la mancanza del senso di speranza che affligge i giovani italiani d’inizio XXI secolo; però, tramite un elaborato piuttosto noioso e, forse, un po’ troppo lungo, che non riesce in alcun modo a celare connotati decisamente televisivi.
La frase:
"Cosa è successo? E quale futuro si erano immaginato Garibaldi e gli altri?".
a cura di Francesco Lomuscio
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