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Boston - Caccia all'Uomo

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Redazione FilmUp19 aprile 2017Voto: 6.5
 

  • Foto dal film Boston - Caccia all'Uomo
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Un vile atto terroristico il 15 aprile 2013 sconvolse nuovamente l’America, il primo dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Due bombe furono fatte esplodere all’affollato traguardo della storica maratona di Boston, uccidendo tre persone, tra cui un bambino di appena otto anni, ferendone più di 200 e lasciando su molti di loro segni indelebili.
Un attentato a cui la comunità e le forze dell’ordine risposero unite, in fretta e con decisione, tanto che nel giro di pochi giorni i responsabili furono rintracciati e bloccati prima che potessero portare a termine nuovi attentati.

“Boston - Caccia all’uomo” (il cui titolo originale, “Patriots Day“, era probabilmente più adatto e meno fuorviante di quello scelto in Italia) narra la storia di quei fatti e cosa successe i giorni successivi e lo fa rendendo la città di Boston uno dei protagonisti principali del film insieme a chi lì c’era per davvero, è rimasto ferito, è morto o a contribuito a trovare il colpevole. Infatti, la pellicola inizia presentandoci diversi personaggi, a partire dal poliziotto Tommy Saunders (l’unico inventato, somma di veri poliziotti che lavorano al caso) che si porta già dietro le sue ferite e che farà da unione tra le varie storie e ci permetterà di seguire da vicino l’operato delle forze dell’ordine.
Insieme a lui conosciamo altri protagonisti di questa storia: da una giovane coppia, salva per miracolo, ma la cui vita non potrà mai più essere la stessa, a un uomo e il suo bambino che si recano alla maratona per vedere l’arrivo al traguardo della compagna e madre, fino a un sergente, che avrà un ruolo fondamentale nella cattura di uno dei due terroristi. Tutti loro non si conoscono, ma in qualche modo sono uniti dal destino, hanno un ruolo nella storia narrata da Berg.

Non è semplice non cadere nel facile patriottismo quando si parla di certi argomenti, così come non è facile non sfruttare i fatti più drammatici per coinvolgere il pubblico, ma Berg riesce a gestire bene entrambi questi aspetti, rendendo “Boston - Caccia all’uomo” un film dai toni patriottici, ma non eccessivo, che riesce a farti provare empatia con le vittime, ma senza pietismi, e riesce anche a farti entusiasmare alla “caccia” ai due criminali.
Il regista ottiene questo alternando sapientemente diversi stili registici, da uno più documentaristico e quasi asettico, proprio per le scene più drammatiche, fino a uno da film d’azione per gli inseguimenti e gli scontri a fuoco tra forze dell’ordine e terroristi. Ci fa vivere la storia attraverso gli occhi di un poliziotto che pensava di aver già visto tutto, ma che di fronte a quell’orrore è spiazzato, devastato e mette in secondo piano i suoi problemi personali e di salute, per dedicarsi con tutto se stesso a dare risposte alle vittime e ai parenti delle vittime.
Non sempre il ritmo rimane costante e magari alcune scene anzi sono eccessivamente lente, ma nell’insieme “Boston - Caccia all’uomo” è una pellicola interessante, ben costruita che riesce a farti immergere nella storia. Questo grazie sicuramente anche alla buona prova degli attori che sono stati scelti, a partire dal protagonista Mark Wahlberg, visto recentemente anche in “Deepwater - Inferno sull'Oceano“, che riesce a mostrare diverse sfaccettature dell’agente Saunders, a mostrarci il suo dolore e il suo cambiamento.
Accanto a lui non deludono neanche Kevin Bacon, John Goodman e J. K. Simmons, nei panni, rispettivamente, dell’agente speciale dell’FBI Richard DesLauriers, del commissario Ed Davis e del sergente Jeffrey Pugliese. Buona la prova anche di Themo Melikidze e Alex Wolff nei ruoli dei due terroristi di origine cecena Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev. Deludente, invece, l’approfondimento dei personaggi che in alcuni casi avrebbe meritato una maggiore attenzione.

“Boston - Caccia all’uomo” ci mostra l’incredibile capacità del singolo di affrontare fatti drammatici che sconvolgono la vita lasciando ferite profonde, ma anche la forza di una città, di una comunità che di fronte a un attentato ha reagito, si è unita e ha deciso di andare avanti, come dimostrano anche gli interventi a fine film dei reali protagonisti della vicenda.
Come si afferma anche nella pellicola, forse il modo migliore di rispondere a questi fatti è “rimanere forti”, restare uniti e continuare ad amare gli altri.


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