Pane e Burlesque
Nello spogliarello la donna è l’oggetto, nel Burlesque il soggetto, in quanto è lei che decide come e quando sedurre.
Partendo da questo presupposto, la esordiente dietro la macchina da presa Manuela Tempesta ci catapulta in un paese del Sud Italia che non naviga più in buone acque da quando la fabbrica di ceramiche Bontempi ha chiuso e dove, per vendere le proprietà di famiglia, dopo oltre vent’anni di assenza, torna Mimì La Petite, ovvero Giuliana, figlia della “buonanima” del Cavalier Bontempi, affiancata dalle Dyvettes, suo gruppo di Burlesque.
Ma, proprio una truffa ordita da queste ultime nei suoi confronti, la porta a sostituirle con tre paesane fresche fresche da reclutare: la giovane e sexy cameriera Viola, con le fattezze di Giovanna Rei, Matilde alias Laura Chiatti, che gestisce una piccola e non più redditizia merceria insieme al marito Vincenzo, cui concede anima e corpo Edoardo Leo, e la sarta Teresa, interpretata da Michela Andreozzi, lavorante nell’attività della coppia.
Un sexy quartetto di femmine vere, a loro modo goffe, ma, senza dubbio, coraggiose, che, in mezzo a lingerie, piume e paillettes, è destinato, in realtà, ad incarnare il lato rosa della crisi economica e di identità nella realtà di provincia dell’Italia d’inizio terzo millennio.
Un sexy quartetto che, con la Impacciatore volta come di consueto a spiccare, funziona in maniera discreta; man mano che, tra bigottismo, video diffusi su internet e la presenza nel cast di Caterina Guzzanti e Marco Bonini, risulta chiaro che l’intento dell’operazione sia quello di ribadire che bisogna sempre provarci perché le scelte che facciamo nel corso della vita sono come le strade: non sappiamo se sono giuste finché non arriviamo a destinazione.
Però, se il lato estetico dei circa ottantasei minuti di visione si rivela decisamente curato e la loro seconda parte, tra retrogusto amaro e parentesi drammatiche pronte ad essere sfiorate, appare piuttosto riuscita, a limitare quello che poteva essere un giudizio nel complesso positivo sull’elaborato è il fiacco e tutt’altro che coinvolgente avvio, incapace di strappare risate nei momenti chiaramente indirizzati alla leggerezza e alla comicità.
La frase:
"Il Burlesque non è uno spogliarello, ma una suggestione".
a cura di Francesco Lomuscio
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