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O signo da Cidade
Sullo sfondo notturno di San Paolo, si muovono personaggi di varia caratura nel chiedersi cosa vogliono diventare e cosa sognano per la loro vita. Tra questi ci sono Gil, un uomo sposato ma infelice, e Teca, capace di leggere i tarocchi...
Diretto da Carlo Alberto Riccelli, al secondo lungometraggio, "O signo da Cidade – The sign of the city" è probabilmente uno dei miglior film del festival, e sicuramente il più "papabile" nella sezione riservata al cinema brasiliano, e questo grazie soprattutto ad una regia capace di muoversi con discrezione "autoriale" nella ragnatela narrativa tessuta dal tema del Destino.
Tutti i personaggi, infatti, si interrogano sul futuro della propria esistenza, giocando la propria partita sotto il cielo crepuscolare di San Paolo. La città stessa, nel film di Riccelli, diventa vera metropoli labirintica e inquieta, dove un amore può trasformarsi in disgrazia e dove il richiamo alla malattia e alla ricerca di una cura è costante. In quest’ultimo aspetto va forse ricercata la natura di denuncia, anche sociale, nei confronti del proprio Paese, espresso dal regista.
Atmosfere rarefatte invece sul piano della messa in scena e sceneggiatura sussurrata, mai urlata, che conferma la natura intimista dell’opera, che si fa apprezzare anche per il suo carattere discreto.
Ottimi gli interpreti, tutti conosciuti nel panorama brasiliano e molto intensi, tra cui spicca la protagonista Bruna Lombardi.
"O signo da Cidade" è film ispirato, con degli acuti visivi e contenutistici incantevoli. Tra sogno e destino, tra realtà e aspirazioni, la pellicola di Riccelli indaga sul senso della vita con disperata partecipazione.
Da recuperare.
La frase: "Sono stanca di interferire con il mondo delle persone".
Diego Altobelli
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