Sottoscrivo in toto l'opinione di Riccardo. Già Land of the Dead non mi era piaciuto, ma questo Diary of mi ha lasciato addirittura perplessa. L'idea, pur scarsamente originale, non era malvagia, soprattutto in quest'era di reality e TV del dolore: uno studente impegnato nelle riprese di un horror amatoriale si ritrova in mezzo ad una vera invasione di zombie; con gli amici si dà prontamente alla fuga, continuando però a filmare quello che gli accade intorno in modo da poter realizzare un docu-film da diffondere via internet, cosicché la gente possa conoscere la reale gravità della situazione, mistificata dai media ufficiali, e magari capire come sopravvivere. Nobile scopo, peccato che l'unica cosa che riesca effettivamente a documentare sia l'estrema coglionaggine sua e di chi lo circonda. Tralasciando il fatto che le sequenze etichettabili come "horror" si contano sulle dita di una mano e sembrano prese di peso da un qualche videogioco shoot 'em up (anche se, va detto, gli effetti speciali sono ottimi considerato il budget), la sceneggiatura spara cretinate a iosa, e per questo non riesce minimamente a convincere: più volte si cerca di giustificare la morbosità con cui Jason riprende gli eventi tirando in ballo il distacco generato dall'essere solo spettatori del dolore, ma non è per nulla credibile che gli amici, vedendo come lui non solo non aiuti, ma addirittura crei più problemi di quanti ce ne siano già, non gli spacchino la videocamera in testa. Ma questo è solo un esempio di situazione ridicola, la mole di decisioni stupide, assurdità dei comportamenti e delle reazioni psicologiche è tale che in più occasioni si penserà di star guardando un teen horror, non un'impegnatissima pellicola romeriana. Gente che gironzola in barba al pericolo, armi trovate a culo, lutti di mezzo secondo (se penso alla Barbara de La notte dei morti viventi, che restava in stato di shock per 4/5 del film!), ce n'è per tutti i gusti. Anche i personaggi, pessimi e mal interpretati, sembrano usciti direttamente da uno slasher per ragazzini: la morettina acida, il fidanzato inutile, la bionda sexy, il duro, il secchione, mancava giusto il nero palestrato. Il bello è che questo campionario di banalità e inverosimiglianze ha la pretesa di nobilitarsi in virtù della critica sociale, che se in Land of consisteva in una vagonata di metafore così originali, sottili e argute da poter essere facilmente colte anche da un bimbo di 6 anni, qui diventa un pedante, ininterrotto ed esplicitissimo bla bla bla da parte dei protagonisti: è un continuo "Siamo noi contro di loro, ma loro siamo noi", "Bisogna aver paura per svegliarsi", "Ma noi meritiamo di sopravvivere?", poi svariati riferimenti alla guerra in Iraq, ai media cattivi, cavolo, praticamente le uniche battute che non nascondono "velati" messaggi sono quelle in cui i personaggi si chiamano semplicemente per nome! Mi spiace, ma non ci siamo proprio, forse è addirittura peggio di Survival of the Dead, e ho detto tutto.
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