Tratto, molto fedelmente, dal romanzo "Les liasons dangereuses" di Laclois, questo film è un capolavoro.
Qui si tratta di altissima psicologia. Alcuni dialoghi, soprattutto quelli tra la Marchesa di Merteuil e Valmont, sono come una spada in grado di trafiggere il cuore.
Ecco la perfidia. L'estrema cattiveria che porta a distruggere gli altri, e solo per il gusto di farlo.
La Marchesa di Merteuil di Glenn Close è un capolavoro di astuzia e malvagità fini a se stesse.
Si parla, molto esplicitamente, di sesso.
Ma è un sesso sporco, fatto solo per interesse, gusto personale, e con l'intento di rovinare gli altri.
Dov'è finito il sesso per amore? E dov'è, soprattutto, la parola amore?
Praticamente non esiste.
Ognuno butta fango sugli altri. Un nido di serpenti che lascia, giustamente, angosciati.
Laclois, infatti, era un grandissimo moralista.
Ha scritto questo romanzo per mettere in evidenza i vizi di una società profondamente corrotta alla vigilia della Rivoluzione Francese.
E qui abbiamo due bei esempi di corruzione e cattiveria: Valmont, seduttore di professione, cinico ed egoista è in grado, però, di riscattarsi nel finale quando, finalmente, saprà parlare d'amore.
Perchè si innamorerà, e profondamente.
L'oggetto del suo amore è Madame de Tourvel (una dolcissima Michelle Pfaiffer), l'incarnazione di ciò a cui ambisce un uomo vissuto: l'innocenza e la virtù.
Davanti a queste armi crollerà, ma non saprà goderne perchè, stupidamente, getterà del fango sui suoi stessi sentimenti.
Ma la vera incarnazione del male è le Marchesa di Montreuil.
Glenn Close, con questo ruolo, ha toccato l'apice della sua carriera.
Ha dipinto magistralmente una donna scaltra, maestra nel dominare gli altri, sapendone sfruttare le debolezze.
Sa suscitare, però, un sentimento di pietà.
Non è in grado, in fondo, di gustare le bellezze della vita, talmente è gonfia di perfidia.
Quasi tutti i dialoghi sono un capolavoro: in un secolo che non dava potere alle donne, l'unico vantaggio era quello di sfruttare il loro ascendente sugli uomini.
Sono pienamente consapevole che nulla è, in realtà, cambiato, anche se è triste vivere così.
La scena finale, in cui si trova esposta alla derisione e allo smascheramento dei suoi inganni, è altamente liberatrice, pur essendo ben consci della difficoltà che ciò possa accadere realmente.
Uno spaccato, molto duro, sulla società e sui rapporti tra i sessi.
Forse, è cambiata almeno la consapevolezza nel capire meglio il male. In realtà, specialmente tra le donne, c'è molto odio e non solidarietà.
Gli interpreti sono impeccabili.
Michelle Pfaiffer è la dolcezza, la vittima designata in un gioco di potere: l'eterna guerra tra i sessi.
Lenziola sporche, quindi.
Quando si potranno lavare? Speriamo presto.
Ma, forse, mai.
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