Dopo il primo, bellissimo, "The Cube" (angoscioso, visionario ed, a tratti, imprevedibile) ero rimasto francamente deluso dal secondo "Hypercube", un film chiaramente realizzato per sfruttare sino in fondo il discreto successo del primo episodio ma con una trama scialba, per nulla originale e del tutto prevedibile. Ero quindi piuttosto sospettoso mentre mi apprestavo a dare uno sguardo a questo terzo episodio della serie; e dopo la visione ho ricevuto una volta in più la conferma di ciò che ho sempre pensato: meglio un film "very low budget" diretto da un regista appena discreto (E. Barbarasch) ma messo in condizione di lavorare senza condizionamenti, piuttosto che una pellicola dotata di maggiori mezzi (come appunto "Hypercube") ma nella quale lo staff tecnico sia tenuto a costruire una trama stereotipata ed orientata al facile piacere dell'azione violenta e del thrilling "da soprassalto", senza porre minima attenzione ai significati ed all'originalità della storia. Ciò che mi ha personalmente affascinato di più è il racconto del meccanismo con cui una società corrotta e nella quale i "potenti" dettino legge, riesca a condizionare coloro che per essa agiscono (nel film, i tecnici addetti alla gestione del "Cubo") fino a far compiere loro dei gesti orribili di cui neanche comprendono il motivo ma dei quali riescono facilmente a scaricare la responsabilità su superiori che neanche hanno mai visto in faccia (il massimo della spersonalizzazione nei rapporti umani!). Il risultato finale è una riflessione piuttosto ironica sulla società attuale, sulle trappole che essa appronta per coloro che non seguono i suoi schemi, e sugli ingranaggi che essa muove. La prova degli attori è poco più che accettabile (il punto forte del film è soprattutto il soggetto). Una sorpresa!