quando uscì questo film e poi i successivi,il pubblico si estasiò ma i critici storsero un pò la bocca.ora penso che a distanza di 41 anni la prospettiva storica sia diversa e in tempo di rivalutazione selvaggia del cinema italiano dell'epoca questo va sicuramente riconsiderato con più merito di altri.è un film che piace al pubblico di massa ma anche acculturato,forse Leone è stato il primo "autore popolare".egli reinventa il genere western da un lato riutilizzando in maniera parodistica e senza prendersi troppo sul serio alcuni stereotipi dei film americani,dall'altro introducendo nuovi spunti.il suo west non è mai troppo serio,è in fondo il west visto da un fanciullo,una favola per adulti,dove i protagonisti son eroi mitizzati,ma non attenzione,immobilizzati,perchè nei suoi film il lato umano è presente anche nel più gelido dei bounty killer,e allo stesso tempo il buono è un buono parziale perchè è cmq un assassino che uccide per vivere.la violenza è così ritualizzata,i suoi film sembrano una danza della morte,è quella che si attende,è lei la vera protagonista del film.dal punto di vista tecnico sono film girati magistralmente.l'attenzione osessiva sui particolari richiama il neorealismo,ma Leone va oltre costruendo quello che comunque deve essere un divertimento e dunque il suo film eccede in spettacolarizzazione,in rituali poco realistici forse ma derivati proprio dalla mente del regista-spettatore fanciullo cresciuto con il mito di questi eroi mitico-epici valorosi ma allo stesso tempo soli,destinati prima o poi alla morte,seppur coraggiosa.i protagonisti sanno in ogni momento che la loro fine può arrivare perchè questa è la legge che manda avanti il mondo,in cui si sopravvive solo prevaricando e sconfiggendo l'altro.essi sembrano consci di recitare una parte che qualcuno ha costruito per loro(il regista,o il destino)e si muovono come in uno spettacolo teatrale.ogni scena di morte sembra infatti una lezione di metateatro e/o metacinema.è indubbio che dietro questi film ci sia una visione pessimistica e disillusa della vita,benchè coperta da un ampio fatlismo e ironia(macabra).ciò si ripercuote nell'efferato sadismo che caratterizza alcune scene,che il regista non ci risparmia:tutte cose che all'epoca fecero storcere il naso a molti,ma che ora dobbiam guardare sotto un altra prospettiva.l'uso dei piani sequenza e dei campi lunghi,l'attenzione ai tic nervosi e ai più piccoli movimenti che caratterizzano i personaggi che si susseguono,il ruolo forse mai così esplicito e compenetrante del sonoro,lo stile beffardo ma sadico,le carrellate vertiginose,la continua transfigurazione lirica del triviale hanno fatto scuola nei decenni successivi.e non basta l'accusa di manìa cinefila e spettacolo fine a se stesso per bocciare questo ed altri sui film.in epoca di esaltazione di Tarantino non si può non rivalutare i film del regista romano.mi spingo addirittura a considerare kill bill un remake,benchè nascosto,di per un pugno di dollari.