Quando tu hai alle spalle la visione innovativa dell'horror di Wes Craven, che si concreta in un film niente male come Scream, trovarti dinanzi a Urban Legend potrebbe, magari, farti vivere momenti alterni di delusione e di stupore.Solo guardando per intero il film, riuscirai a capire gli errori commessi (non tanto dal punto di vista cinematografico, quanto naturale e psicologico) dal regista Jamie Blanks (la telefonata del serial killer con voce troppo mascolina, la energia fisica richiesta per impiccare il povero biondone spaccone, la mancanza di logica nella sequela di omicidi...sarebbe stato sufficiente sopprimere subito chi di dovere). Eppure, questa storia, va salvata. Va salvata per una sua intrinseca originalità (il filone, però, era stato appunto inaugurato da Wes), per una suspence oramai nota (quella dei gridolini, dell'imprevedibilità così scontata) ma, non per questo, mal trattata. E poi il finale così stranamente assurdo, che rende, palesemente, l'idea dell'immortalità del pazzo e la voglia, ancora una volta, di trovare soluzioni inaccettabili per rinvigorire un filone che sembra avere perso lo smalto, la profondità e l'originalità interpretativa di attori quali V.Price.