Un ottimo Pupi Avati, che ha strameritato il Leone d'oro. Un film ottimamente girato e ottimamente recitato, soprattutto da Diego Abatantuono che per la prima volta recita una parte non comica. La singolare storia di quattro amici che passano il natale insieme per giocare a poker e finiscono letteralmente per rovinarsi economicamente e affettivamente. Un film in cui nelle fredde e pessimiste scene intorno al tavolo da gioco, l'unica cosa umana sembrava essere un albero di natale, posto fuori da quel appartamento inumano e ingiusto. Oltre alla sceneggiatura che può sembrare semplice ma non banale, il regista è stato bravissimo a giocare sulla pscicologia dei personaggi e sui loro ricordi vicini e lontani. Un film in cui il denaro occupa un posto centrale, denaro causa dell'inganno tra due amici-nemici. Un film girato magistralmente. Chiunque desidera contattarmi: Alessio.pierpaoli@libero.it
Questo film è la conferma che Pupi Avati è uno dei due o tre più grandi registi italiani viventi, insieme a Bertolucci e a Olmi: la partita a poker è come un far west dove conta rimanere vivi alla fine del duello e dove non c'è spazio (o quasi) per i legami veri. Nonostante il film sia incentrato su cinque uomini (come sottolinea Delle Piane in una scena: "non potrei mai giocare a carte con una donna al tavolo") la donna c'è, e come. E' il motore della storia, è come un ideale posta in palio (altra affinità con i film western). Davvero eccezionali i cinque protagonisti, nessuno escluso: il sorprendente Diego Abatantuono, l'ambiguo Carlo Delle Piane, il fragile Alessandro Haber, il toccante (nonostante tutto) Gianni Cavina e il ritrovato George Eastman.