Una separazione - Nader and Simin: A Separation
Opinioni presenti: 6
Media Voto: (8.5/10)
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Attenzione: nei testi delle opinioni, potresti trovare parti rivelatorie del film.
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(9/10) |
Nel paese di Ahmadinejad e precisamente a Teheran, prendono forma le distanze senza misura del regista iraniano Asghar Farhadi. Giunto alla sua quinta opera, con “Nader and Simin, A Separation†- Orso d’Oro a Berlino 2011e incetta di premi in Festival Internazionali di mezzo mondo nonché una recente candidatura all’Oscar come Miglior Film Straniero – Farhadi, ci rende partecipi di un dramma familiare dalle tinte noir e dai ritmi incalzanti sapientemente diluiti.
La macchina da presa apre il film ponendo lo spettatore dinanzi ad un forte impatto emotivo e a una verità già svelata dal titolo, una separazione. Simin (Leila Hatami), madre preoccupata e incapace di affrontare il cambiamento, sta chiedendo al giudice di divorziare da suo marito Nader (Peyman Moaadi), padre amorevole e responsabile, chiedendo di portare con sé sua figlia Termeh (Sarina Farhadi, ragazza dal volto amorevole e sensibile ai problemi familiari). Nader, però, non è disposto ad abbondare l’Iran, pur avendo ottenuti i visti necessari per lasciare il paese vuole prendersi cura di suo padre malato di Alzheimer “Non importa tutto ciò che ha fatto prima, è mio padre e mi prenderò sempre cura di lui.â€
Farhadi ci induce a supporre, a immaginare, sostenendo il nostro sguardo attraverso il suo, mediato dalla mdp. I suoi primi piani si soffermano sui volti dei protagonisti per lasciare spazio agli sguardi che lasciano trapelare – ognuno a modo loro - aspirazione miscellata a paura e rassegnazione, per poi accelerare il flusso narrativo con immagini foriere di colpi di scena ed emozioni; Razieh (Sareh Bayat), è la badante che viene chiamata ad occuparsi del padre malato di Alzheimer quando Simin -stufa di aspettare – decide di abbandonare marito e figlia. Razieh sarà l’elemento di “rottura†del film che cambierà il corso del film e della vita dei personaggi.
A dare più ampio respiro alla storia è, sullo sfondo, il tessuto (glocal) dell’Iran, che Farhadi ci svela essere, mai come oggi, incredibilmente contemporaneo e aperto alle contaminazioni del nuovo e delle differenze, in netta contrapposizione rispetto all’idea tradizionalmente dominante e ormai superata.
La cosa figa è che si puo richiedere di vedere il film in quqasiasi città ***
francesco, 28 anni, Roma (RM).
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