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Edward mani di forbice

Opinioni presenti: 187
Media Voto: Media Voto: 9.5 (9.5/10)

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tante lacrime

(10/10) Voto 10di 10

la prima volta che lo vidi ero picolissima e piansi un sacco..tutte le volte che lo vedo spero fino alla fine che il film finisca in un modo meno triste..e ogni volta piango



Diana, 17 anni, Padova.




meraviglioso

(10/10) Voto 10di 10

l'ho rivisto da poco,anche se lo conosco ormai a memoria, e ogni volta riesce ad emozionarmi...è bellissimo..adoro tim burton, è un genio!!



Sarina, 25 anni, Erba (CO).




semplicemente fantastico...

(10/10) Voto 10di 10

Tim Burton si dimostra come sempre "il regista" per eccellenza...Questo film mi ha fatto sempre sognare sin da quando ero bambina e ancora oggi,riesce a farlo e lo reputo un film del tutto eccezionale...Semplicemente fantastico...



Giorgia, 19 anni, Palermo (PA).




Il diverso tra gli omologati

(10/10) Voto 10di 10

Tim Burton ha sempre odiato la normalità. Normalità intesa come adesione quasi religiosa ad un modello di vita prestabilita a priori da altri. E così in tutti i propri film ha posto le condizioni per portare avanti un discorso che mette in dialettica i diversi con i cosidetti normali. I cosiddetti diversi in qualche modo portano dentro di sè lacerazioni costanti che poi si riflettono in maniera esteriore. Edward rappresenta il punto più visibile di questo modo di ragionare del regista californiano. Non solo a livello interiore, Edward in fondo è un bambino, perché puro dell'animo, quando il padre/scienziato gli muore. Edward prima di tutto è diverso all'occhio umano, per il suo look anticonvenzionale, per le enormi protesi metalliche al posto delle mani, per la pettinatura poco, o per niente, alla moda. Nel momento in cui la cittadina ne viena a conoscenza non lo accetta, ma lo esalta per la diversità, rendendolo in fondo un fenomeno da baraccone. Tutti lo vogliono, ma in fondo lo vogliono per il motivo più meschino: la diversità di Edward è solo un pretesto per un piccolo colpo di testa da tenere segreto e che in qualche maniera fa sentire i normali ancora più normali. Ed ancora è una sorta di finta compassione che può farci sentire meglio quando in realtà poi non si fa niente di niente per nessuno. Edward quindi è la vittima, vittima che involontariamente si trasforma in carnefice nel momento che le sua mani di forbice "sfuggono" al suo controllo e danneggiano qualcuno. anche se poi non è colpa sua, conta quello che è successo, e conta che il fatto sia capitato ad un diverso, vero capro espiatorio delle nostre malefatte. Per Burton forse solo un diverso può capire un diverso. ovvero chi si allontana dal sentire comune, quello imperniato di luoghi comuni. e così Kim, diversa dalla grettezza del resto della popolazione della cittadina, sa avvicinarsi ad Edward, riuscendolo a capirlo ed accettarlo. Burton sa che il vero male è l'ignoranza, e che la colpa è del sistema. Ma il sistema non è fatto dalle persone?.



Umberto, 30 anni, Noale (VE).




Nel meraviglioso mondo di Burton

(10/10) Voto 10di 10

Una fiabesca, surreale commedia malinconica firmata da un grande regista Tim Burton e da un grande interprete Johnny Depp. Questultimo, nel film, è Edward, un trste e tenero assemblaggio di parti umane a cui, però, il "padre" creatore non è riuscito a dare le mani prima della morte. Edward, allora, si ritrova con delle super forbici super affilate al posto delle dita. Egli vive in un castello tutto solo, ma viene invitato da Peg, una venditrice porta a porta, ad andare a vivere nel pettegolo paese vicino. Accolto, come se fosse un figlio, dalla famiglia di Peg, Edward susciterà molta curiosità nel villaggio venendo visto da tutti, da prima, come un ragazzo buono e "normale", fino a diventare quasi un mito, per poi cadere (metaforicamente) ed essere ripudiato e chiamato mostro, assassino ed, in fine, essere cacciato dal paese. Tutto questo passa in secondo piano, però, perchè Edward, in questo periodo passato nella socetà, trova l' amore, un amore che non riuscirà mai a coltivare ma che resterà sempre nel "suo" cuore. Un lungometraggio che parla della forza, a volte negativa, dell' amore e della vera e della falsa amicizia ( quella di comodità per intenderci). Secondo me, però, il vero sentimento descritto, per altro in maniera perfetta, in questo film è la solitudine, ma non solo quella di Edward o della sua amata "nonnina narratrice", ma quella, sottile, di tutti gli abitanti del villaggio, così uniti tra loro e allo stesso tempo così soli.



Davide, 17 anni, Reggio Calabria.





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