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Le mele di Adamo

Opinioni presenti: 28
Media Voto: Media Voto: 9 (9/10)

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un'osservazione laica sulla forza della fede

(9/10) Voto 9di 10

Il film parte da un inizio scontato, un ex nazista che deve completare il proprio percorso di pena presso una comunità religiosa in Danimarca. Ma man mano che la trama si rivela, c'è molto di più. Ognuno degli ospiti della parrocchia non ha la benchè minima speranza di liberarsi del disturbo o della colpa che lo ha condotto fin lì, ma questo non preoccupa affatto il reverendo, vero protagonista della storia, che continua imperterrito a condurli attraverso un percorso di espiazione e miglioramento di se stessi attraverso un obbiettivo che ciascuno deve porsi da sè, e perseguire con l'aiuto degli altri.Il nostro ex detenuto ha come scopo quello di fare una torta di mele, cogliendo i frutti di un albero preente in giardino. Ma contro l'albero si abbattono continue calamità, dall'assalto dei corvi a una tempesta che finisce con l'abbatterlo incendiandolo. L'albero è in realtà la raffigurazione del reverendo, che porta avanti la propria missione nonostante le mille disgrazie che si sono abbattute ulla sua vita.Il moderno Giobbe riesce a vedere ogni difficoltà come una prova a cui Dio lo sottopone, e risponde con sempre più zelo nella sua missione di fede.Il suo destino è però parallelo a quello dell'albero, e il fulmine che lo abatterà sarà proprio il gesto del detenuto, che lo costringerà ad una presa di coscienza diversa. Gli eventi che fino ad allora si sono abattuti sul reverendo non sono altro che la dimostrazione dell'indiferenza di Dio nei confronti dei suoi figli. Nel momento in cui il reverendo ascolta queste parole, tutto il castello di forza e coninzioni su cui aveva fondato la propria sopravvivenza e quella della comunità svanisce, ed egli stesso si lascia sopraffare dal male incurabile che da tempo albergava nel suo cervello senza alcun sintomo.Sarà il detenuto alla fine a rivoltare la situazione, e la chiave di tutta la storia si rivelerà la capacità dei due protagonisti di recuperare il poco rimasto e di farne un miracolo. Non è un film, è una carezza. lo consiglio a tutti, bambini, adulti e anziani, credenti e non.



Laura, 34 anni, Cagliari (CA).




Ottimo

(9/10) Voto 9di 10

Veramente particolare e bello, da vedere, ricordandovi che e' un film danese, niente hollywood....



Carlo, 34 anni, Calcara (BO).




divertente

(10/10) Voto 10di 10

Un film pieno di violenza eppure leggero e strampalato, crudele e delicato allo stesso tempo...un piccolo capolavoro che tratta il tema della libertà, la difficoltà di stabilire regole su dove finisce la nostra libertà e dove inizia quella degli altri...la difficoltà di amare il prossimo e dedicarsi agli altri e poi c'è la riflessione su Dio, sul suo messaggio e soprattutto il dilemma del male, il perchè della sua esistenza. Il tutto visto sotto una prospettiva imparziale, quasi quella di un ateo! Un film godibilissimo e fuori dal coro.



Alessandro, 32 anni, Cuneo (CN).




Jobbe

(10/10) Voto 10di 10

Interessantissimo, geniale, il tipo di film che adoro, dove sei immerso non solo nel film, ma nella psiche dei singoli personaggi, e qui c'è n'è da indagare. Bellissimi i simboli legati al cristianesimo, alla Bibbia. Da rivedere minimo 2 volte per cogliere tutti i sottintesi presenti che rimuginando escono fuori. Consigliatissimo. Esempio di come con 2 euro si può fare un film da uscire a bocca aperta e cuore segnato, alla faccia dello sfornapellicole holliwoodiano.



Luca, 32 anni, Roma (RM).




Niente di scontato, nonostante l'apparenza

(8/10) Voto 8di 10

Se all'inizio, leggendo anche qualche recensione sui quotidiani, poteva apparire come l'ennesima commedia "noir" di questi tempi, nel corso della visione si è rivelata come interessante, e originale, opera che, nel suo sviluppo volutamente assurdo, riesce a mettere sul piatto diversi temi importanti (e realmente scottanti). Con budget ridotto e un umorismo non disprezzabile, Jensen mette in scena una vicenda simpatica, che riesce a essere non scontata e soprattutto non offre ricette e soluzioni, ma offre solo tante, irrisolte e ben poste domande. La morte del vecchio nazista in ospedale è in più un gran bel pezzo di cinema (e, nel suo piccolo, di filosofia). Splendida la fotografia di Blenkov e ottime tutte le interpretazioni, non sempre riusciti i tocchi umoristici (e qualche ripetizione era sfrondabile).



Gabriele, 32 anni, Pisa (PI).





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