Interessante questo tentativo tragico-grottesco di raccontare i moti rivoluzionari milanesi del 18-22 marzo 1848 da parte della cittadinanza milanese contro il dominio austriaco.Colpisce soprattutto il fatto che a farlo sia stato Dario Argento,maestro del thriller-horror qui alle prese con una storia da lui scritta quando era un critico e sceneggiatore.Un film dal quale emerge un messaggio chiaro: Argento ci fa capire che le rivoluzioni non portano mai alla libertà democratica definitiva.Una volta scacciati i vecchi dominatori,ne arriveranno di nuovi,nel caso in questione quell’aristocrazia milanese che faceva affari proprio con gli austriaci e che,quando ha capito che il popolo ci avrebbe rimesso anche la propria vita pur di distruggere lo straniero,si accorda con i Savoia per mantenere,a scontri finiti, intatto il proprio potere sociale e finanziario.A rimetterci veramente, in nome della libertà e della democrazia,alla fine sarà stata solo la popolazione:gente che ha rischiato la vita.Toccante al riguardo la sequenza al rallentatore della madre che,colpita dal fuoco straniero, cade in terra morta con il suo bambino in braccio.La vicenda è comunque ricostruita attraverso due buffi personaggi:il ladro evaso Cainazzo(Adriano Celentano) e l’ingenuo fornaio romano Romolo(Enzo Cerusico).Conosciutisi per caso durante i bombardamenti,si uniscono per attraversare la città e sfuggire con astuzia ai pericoli di quei 5 giorni di fuoco e morte.Li attendono situazioni grottesche(il parto di una donna;avventure da letto con due nobildonne;marce militari dietro ai patrioti;tentativi maldestri di furti in appartamenti)ma anche scenari di sangue e violenza.Solo Celentano se la caverà:il suo amico,proprio l’ultimo giorno,mentre gli austriaci battono in ritirata,viene arrestato e fucilato per aver involontariamente ucciso un fanatico italiano cui voleva impedire di compiere una violenza inutile su una ragazza.Anche questo è uno dei messaggi-chiave:violenza e sangue da ambo i lati, anche a volte gratuitamente da parte di chi vuole poi pregiarsi del titolo di eroe di guerra.Bene fa il furfante Cainazzo quando sul finale grida al popolo:”Ci hanno fregato!”.Niente di più vero.Tutto tornerà come prima,anche senza gli stranieri al potere.Per questi motivi il film fu definito anarchico-fascista.Sbagliato.Argento condanna ogni forma di potere costituito solo perché si traduce sempre in spartizioni di comandi e ingiustizie ai danni del popolo,soprattutto quelli analfabeti.Ma ugualmente sottolinea che una forma di autorità ci vuole.Diversamente non si può.Argento dà un simpatico taglio narrativo alla storia:ci mette un umorismo simpatico nelle parti ironiche che strizza l’occhio alle comiche del muto.Nei momenti drammatici si sbizzarrisce con il suo gusto per il macabro inserendo sangue e accoltellamenti.Talvolta emerge qualche futilità.Ma rimane un interessante riflessione grottesca sul concetto di rivoluzione popolare e sulla celata sovversività del potere costituito.