Il film di Miller è la storia dei sei anni di lavoro durante i quali il famoso ed eccentrico scrittore americano Truman Capote scrisse “A Sangue Freddo”, la sua opera più anomala e fortunata, pubblicata dapprima a puntate sul New Yorker nel 1965, e l’anno seguente come romanzo-verità di strepitoso successo. L’intenzione di Capote era quella di raccontare le reazioni di una piccola comunità del Kansas di fronte alla strage misteriosa e brutale dei quattro componenti di una facoltosa famiglia di agricoltori. Una volta scoperti e catturati i due assassini, Truman Capote instaura un’intensa e ambivalente amicizia con uno di essi, Perry Smith. Il suo lavoro si trasforma così in una sconvolgente inchiesta sull’anima nera dell’America più profonda, lontana dai fermenti culturali e dagli ambiziosi ideali di successo che allora caratterizzavano le sue città più note. L’ottima sceneggiatura di Dan Futterman e l’eccezionale interpretazione di Philip Seymour Hoffman non sono sostenute a dovere da una fotografia troppo uniforme e da una regia apprezzabile per alcuni primi piani, ma nel complesso poco audace e troppo statica. Il tema del film, condotto attraverso sentimenti contrastanti e lunghi silenzi, ruota attorno alle parole del protagonista: “È come se io e Perry fossimo cresciuti nella stessa casa. E un giorno lui è uscito dalla porta sul retro e io da quella davanti”. I dialoghi tra lo scrittore e il condannato si trasformano infatti nel duello della geniale personalità di Truman Capote con la sua metà oscura. A sostenere Capote in questa partita che ne segnerà indelebilmente l’esistenza, sono le conversazioni telefoniche con Jack Dunphy e la discreta presenza dell’amica Nelle Harper Lee, futura scrittrice di successo, che ne sopporta le velleità con delicata ironia e con la lucida franchezza dell’ultima battuta rivolta a Truman: “Forse non avresti potuto salvarli, il punto è che non hai voluto”.
Hoffman è fantastico...hoffman è il film...l'oscar sembra anke riduttivo x la sua interpretazione...non sapevo nenake ki fosse truman capote e se non avessi visto la sua interpretazione magari non me ne sarei neanke mai interessato...mi è rimasto dentro e non lo scorderò mai. stupendo !!!
Il film e' buono, l'attore e' molto bravo. La voce del protagonista non l'ho trovata fastidiosa, direi in linea col personaggio gay. Pero' il film non mi ha coinvolto, l'ho trovato quasi pa**oso.
Voto 6 politico
Resta la maestrale interpretazione di Hoffman che gli è vasdo l'Oscar, ma davvero poco altro. La sua ossessione, se così si può definire, che lo porta a trascorrere 6 anni della proprio vita dietro alla storia di Perry, sembrerebbe solo per scriverne un libro, non è a mio avviso spiegata troppo bene. Sarebbe stato bello coinvolgere in egual modo lo spettatore, o almeno provarci.