>Tra le numerose incognite che accompagnano il cinefilo militante nel prossimo,una,dopo la visione di questo film,è da depennare:woody allen è ancora capace di far ridere e molto.Sempre alla sua maniera,ovvio,ma anche se sono passati più di vent'anni da quando costruiva pistole giocattolo col sapone che si scioglievano sotto la pioggia,il tocco magico,rimasto in ombra negli ultimi anni,è rimasto intatto.Il regista newyorkese,evidentemente a suo agio quando si tratta di criminali di mezza tacca,si pensi anche al ganster di pallottole su broadway,mette in piedi un triplo film:la prima e l'ultima parte devono molto al woody d'annata con scenette in stile slapstick e umorismo gestuale (incredibile il tentativo di scassinare la cassaforte),mentre la parte mediana è una geniale e bonaria riflessione sul gap incolmabile tra esponenti di classi sociali diverse ed una non troppo velata critica ai gusti culturali dei "pezzi grossi",e degli intellettuali americani.Eccellente il cast su cui svetta una Tracey Ullman semplicemente da oscar nella parte della coatta in cerca di lezioni di bon ton,peraltro impartite dall'impeccabile Hugh Grant,per entrare nel mondo dell'alta società ed una sublime Elaine May nei panni della cugina svampita ma non troppo.Delizioso e semplice,un ritorno alle origini che i fan del regista,e del cinema intelligente in generale,aspettavano da tempo..Nota finale negativa,ma sta diventando una brutta abitudine,ai montatori del trailer che sprecano alcune delle migliori battute del film,rovinandone la visione complessiva.
...e non me ne pento....un film bellissimo, divertentissimo, dialoghi veloci, che non annoiano mai, ancora una volta grande Woody, ma brave anche la Ullmann e Hugh Grant, una dei punti forti di questo film sono le numerosissime battute a raffica, non c'è un momento di pausa....davvero bel film....
A sei anni di distanza dalla sua uscita, si può tranquillamente dire, facendo un bilancio della filmografia di Woody Allen, che si tratta della migliore commedia da lui realizzata nell'ultimo decennio. Il regista, infatti, vi recita come protagonista e mostra tutte le abilità comiche che lo hanno sempre contraddistinto. Il film può essere separato in due parti: prima e dopo la rapina. La prima parte, rappresenta un dolce omaggio a "I soliti ignoti" di Mario Monicelli. La seconda, invece, è un mirato attacco alla media borghesia americana. Gli attori sono tutti ispirati e adatti ai rispettivi ruoli. Appare azzeccata, inoltre, la scelta di Hugh Grant nel ruolo dell'arrivista che corteggia la moglie di Allen.
Sono andato a vederlo con entusiasmo, apprezzando altri film di Allen.....e mi ha deluso profondamente!!Per i primi 20 minuti è carino e spassoso, poi...il tracollo:ma che è successo al bravo Woody quando girava questa pellicola? Sembra che dopo le prime scene si sia stancato e abbia lasciato tutto in mano a qualche aiuto regista maldestro!Uno dei peggiori film di Allen in assoluto.E intendiamoci: proprio perchè da lui ci si deve aspettare sempre qualcosa di particolare "Criminali da strapazzo"mi è parso assolutamente non all'altezza.Per fortuna coi film più recenti è tornato sui suoi livelli.
Cosa resta di Woody Allen all'alba del suo sessantacinquesimo anno di prolifica vita? Un filmetto provocatorio quanto poco superficiale..Apparentemente grottesco, a tratti noioso, "Criminali da strapazzo" non è certo una pietra miliare del regista di Manhattan anche se, in fondo, non gli si può negare un'indubbia e tagliente capacità narrativa..Il "soldo","le palanche", insomma "il vil denaro" è il filo conduttore di tutta la pellicola che, dopo un breve prologo dove Allen fa il verso ai monicelliani "Soliti ignoti", si semplifica (solo apparentemente) in un'allegra commediola..Ma se il film neorealista raccontava un mondo dove il traguardo del benessere era disilluso dalla povertà culturale dei protagonisti, la pellicola alleniana scimmiotta coloro che, per un motivo o per l'altro, il benessere l'anno già raggiunto. Arricchiti paghi della ricchezza. Pseudo-intellettuali che perdono l'intelletto per il denaro. Insomma: cultura e moneta non vanno sempre d'accordo. Oppure: siamo sempre in cerca di quello che non abbiamo e quando lo otteniamo non lo vogliamo più!