Ora più che mai, vivendo in una società che guarda sempre più all'apparenza, e che se ne frega di tutto e di tutti, questo film ci riporta tutti quanti a vedere il marcio che è dentro di noi.
Chi, non si ritrova almeno in uno di quei personaggi caratterizzati così bene?
Il più candido di noi, perlomeno si riconosce in quello che si annoia a queste riunioni familiari che, il più delle volte hanno solo carattere di "obbligo".
Per una donna, specialmente, che si sente in dovere tutti gli anni di farsi dei "mazzi" esagerati per accontentare tutti e, dopo l'abbuffata, si ritrova la cucina da riordinare e la casa invasa da tante oloturie ripiene di cibo, sonnolenza, noie e frustrazioni varie?
Questo per citare solo uno degli aspetti ......
L'ho visto, rivisto e, penso di rivederlo ancora.
Grande Monicelli ......... i valori e non valori dell' "UOMO", purtroppo sono sempre gli stessi.
Secondo me il finale del film non e’ realmente accaduto. Mi spiego meglio: e’ quello che vorrebbero i fratelli che accadesse, quello che desidererebbero, ma avviene solo nella loro immaginazione. Quando gli attori si guardano dopo aver sentito la notizia della stufa al tg,e’ per dirsi “ Magari lo potessimo fare anche noi”, e non “Facciamolo”. C’e’ sempre “quello che dice la gente”- come dice Milena in qualche scena precedente-, che nasconde e salva gli impulsi crudeli dei parenti.Monicelli, per evitare di essere banale, non ci fa vedre come finirebbe realmente il film :uno dei fratelli, molto probabilmente Lina, si sarebbe preso cura dei genitori ( sempre sperando in cuor suo la loro morte al piu presto) . Il finale che noi tutti conosciamo, allora, serve a capire chiaramente cosa desidera un parente ma non rivela mai.Morale: il sentimento piu' sincero e forte e' l'ipocrisia.
Guardando questo film, non si può ignorare che spesso la finzione cinematografica viene a miscelarsi perfettamente con la realtà delle cose.Dall'inizio del film, il grande Monicelli gioca molto su quelli che sono i sentimenti della gente "comune": il Natale tutti insieme,l'affetto tra parenti, l'amore per i nonni.
Ma in seguito, ecco che traspare la vera natura umana fatta di intrighi, rancori ed invidie.
Film molto molto interessante anche se ogni volta che lo vedo, mi rimane un non so chè di tristezza ed amarezza!
Atmosfere teatrali per un Monicelli in grande spolvero, quando il Natale al cinema ancora coinvolgeva lo spettatore medio, prima che esplodesse la sciagurata moda dei cinepanettoni. Gran tavolate tra fratelli lontani, peste corna e pettegolezzi, la saggezza contadina della mamma tra pentole e bracieri, le mattane del padre sulla via di Alzheimer, il single ostinato che si confessa gay, la depressa da matrimonio imbolsito e gravidanze mancate, la racchia vipera cornuta comente:il fratello scemo. Natale in allegria, come nelle tradizioni migliori, e ci sta pure di parlare della fame nel mondo tra amatriciane e capitoni; ma poi finisce a lite, inevitabilente: i cari vecchi non se la sentono più di vivere da soli e nessuno li vuole, e qui viene il bello. Finale triste e deludente, però; ma è un tipico difetto del regista toscano.
Bellissimo film sui veleni che possono sprigionare i parenti, cosi' vicini e affettuosi e poi appena girano l'angolo meschini e invidiosi, pettegoli e assassini.
Io l'ho trovato un film godibilissimo, sopratutto a natale, in un certo senso ti fa' calare nella atmosfera natalizia di un paese abruzzese in montagna (Sulmona??? non lo dicono mai ma dovrebbe essere questa la località.
Complimenti a chi ha avuto questa bella idea diversa dai classici film, un grande Haber e una simpatica Cinzia Leone.