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Lo zio di Brooklyn

Opinioni presenti: 17
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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Grottesko al punto giusto!

(9/10) Voto 9di 10

Inpressionante' rakkapricciante e nello stesso tempo magnifico, opera di due grandi registi che hanno saputo trasmettere i valori di una societa' che sta' andando a rotoli. grande paviglia unitti!!!!!!



Martin, 23 anni, Sciacca (AG).




Quando lo squallore è arte.

(9/10) Voto 9di 10

Non sono del tutto daccordo con te,Daniele, Riguardo le scene piu crude,il fatto che l'orrido prevarichi quelli che sono i messagi dei due registi, è una questione puramente individuale,Il montaggio secondo me è ottimo ottime le musiche e come tu dicevi l'ambientazione,un po meno i dialoghi che sembrano in certi punti,solo di riempimento,battute fatte per far uscire qualche sorriso,ma che comunque completano il clima surreale e disgustoso che pervade l'intera pellicola.Ottima l'idea di non aver messo figure femminili,mirato a marcare in modo estremo il pessismo di una società di altri tempi,(e ripeto di altri tempi,) che i due registi intendono trasmettere. Personalmente ho molto apprezzato,Quast'arte estrema del brutto,dello squallido, senza mezzi termini. Forse è un modo di fare cinema troppo contro corrente, che si scontra con perbenismo,morale,religione, forse è per questo che ho molto apprezzato,questo film ed il seguito. eLFDeaD



Elfdead, 23 anni, Riposto (CT).




perché vale la pena di vederlo...

(8/10) Voto 8di 10

La scena del teatro invasa dalle sedie e le persone -gli attori- che diventano più insignificanti delle parole che dicono... insomma il teatro dell'assurdo di Ionesco ("Les chaises")... oppure Vladimir ed Estragon, i due clochards che, "aspettando Godot", condensano nel non senso della loro conversazione il senso della vita: l'assurdo... Ecco partirei da qui per presentare la profondità letteraria di questo pezzo di "cinema dell'assurdo" palermitano. Ma non mi fermerei qui... Ci sono anche altri "topoi" da scomodare: "Il settimo sigillo" di Bergman (1956), con la sua umanità medievale, in processione, in perenne confronto con la morte (si ricordi la partita a scacchi). E poi c'è Pirandello con la poetica delle maschere (talvolta maschere nude, come nel film), con il teatro nel teatro (metateatro) che qui diventa cinema nel cinema (metacinema)... E' un film assolutamente "cult" sulla Sicilia, o meglio sugli esiti estremi di quella insularità d'animo ("sicilitudine") per la prima volta declinata nel Gattopardo: in questo film la morte ha vinto su tutto: sulla storia (nel film l'ambientazione è metafisica), sulla natura (Palermo è invasa dai cani randagi), sull'amore (non c'è una sola donna ma un continuo vagheggiamento verbale del sesso femminile), persino sulla mafia (ridotta ad una parodia di sé stessa con figure grottesche).



Gianluca, 26 anni, Roma (RM).




La realtà nuda

(8/10) Voto 8di 10

Poche volte si ha l'occasione di trovare opere cinematografiche (in particolare oggi in italia) così forti, cariche di significato, in grado di celare dietro al grottesco, alla provocazione, alla risata che possono scaturire a prima vista, attraverso l'estremizzazione di aspetti, comportamenti, l'assurdità della stessa realtà(così per tutto il loro cinema, da incertamente a totò che visse due volte), come ha rilevato Fofi. E' difficile non soffermarsi al primo impatto, andare oltre, cercare di cogliere cosa veramente significano un Paviglianiti, un Principe o un Pietro Giordano, le loro smorfie, quei visi. Il genio di Ciprì e Maresco sta proprio nel modo di raccontare , mettere a nudo, senza mezzi termini o compromessi, attraverso riti, modi di fare, il dialetto, la spontaneità. Ed è un peccato che lo si apprezzi a Berlino mentre in Italia si debba faticare a difenderlo da chi non lo capisce e vorrebbe oscurarlo.



Enrico, 22 anni, Trento (TN).




Si ha sempre paura di ciò che non si conosce..

(8/10) Voto 8di 10

Leggendo alcune recensioni pubblicate su questo sito mi rendo conto che non è facile apprezzare un film come questo e non è certamente difficile capire il perchè.. la nostra cultura ed il nostro senso estetico hanno raramente avuto modo di confrontarsi con questo genere di cinema, ma proprio per questo i due registi colpiscono nel segno creando argomenti di discussione intorno a loro... il film, a causa dei tempi dilatati come neanche d. lync avreppo osato fare, risulta a tratti noioso ma anche carico di un atmosfera surrealista, alimentata anche dalle fantastiche inquadrature metafisiche.. la trama che trascina su questo mondo decadente sembra essere una scusa per portare avanti i loro messaggi, uno dei quali è sicuramente questo: fare ciò che loro hanno voluto fare infischiandosene di un mercato cinematografico che si dimentica sempre di più che cosa è prima di ogni altra cosa il cinema.. una forma d'arte.



Roberto, 36 anni, Torino (TO).





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