Sono passati più di dieci anni e ancora non ho dimenticato le emozioni e i sentimenti più puri, veri e semplici che Troisi ha saputo trasformare in film.
Ho la videocassetta che non guardo mai perchè mi fa troppo piangere sapere che lui non c'è più.
E' il più bel film che io abbia mai visto, grazie Massimo.
beh, che dire è già stato detto quasi tutto di questo meraviglioso film.massimo in questa sua ultima interpretazione fa un vero miracolo riesce a fondere insieme il personaggio interpretato, e l'attore in una sola creatura.questa e' poesia, è arte allo stato puro!! ciao massimo
E' un film straordinario, il mio preferito...
lo riguardo molto spesso e ogni volta provo le stesse emozioni. massimo troisi a mio parere "é" il più grande attore italiano. "grazie massimo"
Se un grande attore sa suscitare nello spettatore il sorriso e la commozione, possibilmente nello stesso film, allora Massimo Troisi è, era un fuoriclasse. Struggente epitaffio della sua troppo breve vita, Il Postino, candidato all'Oscar per il miglior film, per la regia e per il miglior attore protagonista, è l'ultimo film di Massimo Troisi, che morì il giorno dopo la fine delle riprese. Nel volto scavato, segnato, è visibile la sofferenza della malattia, che costrinse Radford a girare metà delle scene con la controfigura, quelle in cui lo si vede di spalle o in penombra; ma i primi piani, frequentissimi, consegnano alla storia del cinema italiano un attore formidabile, semplice eppure sofisticato; molto raramente, forse mai, ho visto attori che sorridono in modo più spontaneo di Troisi.
Il Postino, ambientato nella Napoli del primo dopoguerra, è la storia di Mario Ruoppolo, un disoccupato che si fa portalettere, e, poichè i suoi concittadini sono analfabeti, porta le lettere ad una sola persona, il poeta cileno Pablo Neruda, in esilio. Tra i due s'instaura un'amicizia che lo porta a diventare poeta e a conquistare il cuore di Beatrice, che diventerà sua moglie. Neruda torna in Cile, sembra essersi dimenticato di Mario, ma cinque anni dopo torna a Napoli, dove Beatrice ha avuto un figlio di nome Pablito, ma Mario è morto da tempo.
Si ride e si piange in questo delicato e commovente film di Radford, attraversato dalla meravigliosa colonna sonora di Luis Enrique Bacalov, premiata con l'Oscar. Una delle più divertenti ed emozionanti è quella in cui Mario gioca a calciobalilla con Beatrice, e subisce un sacco di gol perchè non può smettere di guardarla; e anche quella in cui Mario cammina per la spiaggia e per la città armato di registratore e microfono. Oltre a non poter tacere del solito grande Philippe Noiret, bisogna sottolineare l'esordio cinematografico della promettente Maria Grazia Cucinotta, la quale è più che altro un'apparizione, visto che dice una decina di frasi in tutto il film. Il finale è triste, ma bello; forse Radford, nonostante la collaborazione di Troisi, cade nell'errore che fanno molti americani che girano film sull'Italia, dipingendola con troppi stereotipi sulla napoletanità; ma è un film da conservare, perchè contiene il miglior Troisi di sempre, ricordato dalla dedica dopo l'ultimo fotogramma.