Avevo visto Zeder nel 1984, quando di anni ne avevo 12. All'epoca guardavo film dell'orrore, che poi tanta paura non facevano. Per questo decisi di vedere Zeder. Il film mi piacque, ma proprio per la sua bellezza ed il far paura usando la colonia (il prete che guarda nel cannocchiale di Stefano che spia dalla stanza del motel è vera paura), mi rese insonni molte notti. Insomma, non ricordo "la Casa", ed altri, ma la faccia del prete mi è sempre rimasta impressa nel tempo, così come lo scheletro della colonia. Due settimane fa vado in edicola, e vedo il DVD!!! Dopo vent'anni era il momento di "esorcizzare". Ci sono riuscito, ma prima l'ho visto a tutta velocità, e solo dopo con calma. Insomma, tremare fa ancora tremare. E' per me un capolavoro, perché a due passi c'era la spiaggia, la vita, e in quella colonia...
Ottimo film, per fortuna che esiste il dvd.
Dopo il successo di cassetta del restauro de "La casa dalle finestre che ridono" la Fox ci regala (termine che uso per delineare intelligenti operazioni di marketing nel riesumare vecchie pellicole che ormai fanno parte della storia del buon cinema italiano e che altrimenti non avremmo possibilita' di rivedere) questa opera horror di Pupi Avati del 1983, un'opera perfetta del miglior horror Italiano di quegli anni.
Una trama coinvolgente e ben delineata, una bella invenzione che trascina lo spettatore nei piu' profondi meandri della paura gotica.
Un giovane scrittore riceve dalla moglie una macchina da scrivere elettrica usata sul cui nastro si puo' leggere cio' che il proprietario precedente ha scritto.
Stefano, lo scrittore, viene cosi' a conoscenza di misteriosi terreni K nella riviera romagnola scoperti da un certo Dott. Zeder dove se sotterrato un morto questo torna alla vita.
Classica storia di Zombie, si, ma narrata con pathos, angoscia e isterismo.
L'ambientazione della riviera romagnola e' molto interessante, luogo di divertimenti e rilassatezza non sfigura affatto al momento di contestualizzare una storia gotica e terrificante come questa.
Il film parte subito in quarta e porta subito lo spettatore a conoscenza della situazione, coinvolgente Gabriele Lavia che con la sua curiosita' ci porta in un mondo cupo e claustrofobico.
Il film mostra i suoi anni ma e' proprio in questo che trascina lo spettatore con entusiasmo (almeno per quanto mi riguarda adoro i thriller all'italiana '70-'80) ed e' sorprendente rendersi conto come con pochi mezzi si possa fare un buon film horror.
La sceneggiatura scorre bene, non stanca mai fino allo sconvolgente finale in stile strada senza uscita... certo niente di nuovo ma forse perche' sono piu' famosi certi altri film americani decisamente piu' scadenti e venuti comunque dopo.
Da vedere dunque! e da osservare le immagini, le inquadrature, l'architettura come simbolismo, da ascoltare la musica e ogni possibile bisbiglio perche' da che mondo e' mondo la paura migliore e' quella trasmessa dal silenzio, dal buio.
Zeder anticipa di dieci anni pet sematary. e'la prova che vent'anni fa i registi nostrani davano vita a opere a cui ancor oggi tutti si ispirano. un film inquietante, a tratti spaventoso.
Ambientazione horror in emilia? una idea assai conbincente che mi ricorda tra l'altro il miniseria televisivo "voci notturne" non tanto per ambientazione geografica quanto per le atmosfere, i personaggi, gli indizi disseminati...
horror non è solo chiave "americana" o ambientazioni "straniere"... si puo fare dell'ottimo cinema restando anche qua, e la suggestione delle scenografie é grandissime. sia qui che in "la casa delle finestre che ridono", altro capolavoro da vedere secondo me. poi i gusti son gusti, ma a volte per vincere la noia o l'apparente assurdita basta un po' di immaginazione e la voglia di essere coinvolti, no?... bello, bello, bello....
questo film fa schifo
non mi interessa se è di pupi avati
la recitazione è atroce,
i set penosi
la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti
gli attori hanno delle facce assurde
noiso
patetico
insulso
finale schifoso
Se volete farvi due risate con un trash guardatelo altrimenti evitatelo come la peste