commando di Arnold Schwarzenegger non ha bisogno di tante parole quindi la mia opinione e questa il regista Mark Lester per esempio classe 1999 sa cosa vuol dire fare un Action Movie dialoghi ridotti al minimo la scena di john Matrix con la mitragliatrice a petto nudo e da urlo insomma nessun regista d'azione bravo a parte John Woo, riuscirebbe a imitare la stessa carica d'azione adrenalinica di commando che rimane un cult action degli anni 80!! voto 1 pieno. frase celebre hai lasciato qualcosa per noi? : solo cadaveri Grande Arnold!!
Come si fa a non dare 10 ad un film in cui uno porta con un braccio una motosega e con l'altro un tronco d'albero senza il minimo sforzo??? logicamente nel suo genere è eccezionale, logicamente se si pensa che tutto ciò che è successo possa corrispondere a realtà è logico che nn può piacere..cmunque è un film che fa parte della mia infanzia e che lo rivedo sempre con piacere.
Con commando siamo all'apotesi del postmoderno nell'immagine. fin da principio, si staglia il relativismo etico-figurale nel mosaico oscuro ed arcano della figura di bennett, incarnazione del faust. goethiano nei toni, si approda, nello svolgersi dell'azione, a un capovolgimento simbolico e semantico: c'è da perdersi nel labirinto di segni disseminati all'interno dei campi d'intreccio. esaminiamo la scena in cui schwarzy minaccia di morte il terrorista che custodisce dei segreti riguardanti la figlia: dopo averlo afferrato per una gamba e avendolo sospeso nel vuoto(non prima di aver sottolineato che "quello che lo sorregge è il braccio più debole": un'analogia buneliana col filo sottile che mortifica i piaceri quotidiani della borghesia nel "fascino discreto.."?), gli intima di parlare, pena la stessa vita:il malcapitato parla, e schwarzy che fa ? lo precipita a valle !!!!!!!!!! questo è vuoto cosmico, senza dubbio:_in fondo, è un valore di redenzione. poi segue il filo d'arianna che lo condurrà alla figlia: da notare, nel frattempo, la delicatezza shakespeariana della storia d'amore ( e del primo incontro romantico in cui lui sradica un sedile d'auto mitragliando furiosamente in un inseguimento che sembra tra cani...) con la ragazza di colore, affascinata dalla determinazione "indeterminata" del relativismo schwarzeneggeriano. e' un achille moderno, un dispensatore di "numeri innumeri" (plautina memoria in questo canovaccio un po kitsch?), intraprende un'omerica diaspora di conoscenza ( una tappa fondamentale è segnata dalla sudata scazzottata col "berretto verde mangiato a colazione" dentro l'hotel e, a seguire, dalla placida gazzarra fatta nel supermercato...)che si dipana, come la tela di penelope, per arrivare all'altissimo finale apocalittico: qui abbiamo la "catastrofe" di manzoniana memoria, di più, la storicizzazione del "tempo cosmico", quando schwarzy affronta il baffuto e tenebroso bennet: le cannonate fragorose del fucile a pompa danno in sala un effetto "shock" e pure la nuova fidanzata di schwarzy che fa? spara all'impazzata ! e bennett, per contrappasso dantesco, finisce col tubo di una caldaia in pancia e il vapore che soffia come un mantice nelle sue frattaglie.
ecco l'homo novus, che ha recuperato la figlia, trovato moglie (almeno questo sembra trasperire dai sofisticati meccanismi narrativi dell'opera), e punito i malvagi. capolavoro assoluto, apoteosi della new age, immortale opera che definisce autenticamente lo stato dell'arte. puskiniano.
p.s.,leggete bene:
prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr skerzavooooo
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(8/10)
