Sulla scia del primo film,sodenbergh ripercorre l'ultima avventura sia pur proibitva coi pokissimi mezzi compiuta dal che in terra boliviana...il film trasmette il senso del sacrificio e della speranza.....da vedere
credo che anche se a primo avviso può risultare lento, se mi fermo a apensare è un bel film. Tutti si aspetano sparatorie a volontà, mentre invece una guerriglia è fatta anche di fame, insonnia, malattie e strategie. Questo film fa vedere questo..e fa bene, visto che tanto di sparatorie nei film se ne sono viste a miliardi.
Prendendo in considerazione entrambe le parti posso dire di aver visto un buon film, lontano da film fracassoni e interamente dedicati al mainstream, e più vicino alle esigenze di un cinema d'autore fatto di silenzi di atmosfere e di ambientazioni che ci calano direttamente sulla e nella scena. L'intento, a mio parere, è riuscito, poichè dopo questi due film abbiamo più davanti ai nostri occhi l'idea di cosa sia una rivoluzione, delle sue contraddizioni, e di quanto possa essere duro condurre una guerriglia. Tutto sunto di un personaggio storico che ha fatto epoca, che è diventato un icona di migliaia di ragazzi, e che ha portato a fondo i suoi ideali con la lotta fino alla morte. E non è operazione nuova da parte di Soderbergh, dare voce a una cerchia di eroi/antieroi che si trovano a lottare contro forze immani in quasi totale solitudine...questo l'ho messo in luce anche nell'articolo dedicato al regista statunitense sul giornale on-line dove scrivo...
Dopo la vittoriosa rioluzione cubana narrata in che - l'argentino, ora tocca al fallimentare tentativo di rivoluzione boliviano. le cose sono molto diverse da cuba, il popolo boliviano non vuole lottare, non vuole rischiare. e guevara lo sa, ma ha preferito abbandonare i comodi salotti cubani e il suo ruolo di ministro dell'agricoltura per portare la rivoluzione nell'amenrica latina. qui il che è una legenda, tutti lo conoscono e lo ammirano, ma in pochi lo seguirebbero. il comandande si ritrova circondato da persone poco motivate, pronte a vendersi all'esercito e a disertare la lotta. rimarrà solo. verrà catturato. umiliato. ucciso. ma dalla morte dell'uomo nascerà il mito.
il film scorre più lineare del precedente (che si consiglia di vedere prima), forse meno lento, ma non abbastanza da tenerti attento per tutto il film. peccato, ma nel complesso, sopratutto se è piaciuto il primo, è da vedere assolutamente.
Premessa: la seguente valutazione prende in considerazione anche la prima parte del film ("Che - L'argentino") perché non ha senso valutare separatamente due mezze parti di un unico intero.
Non tenendo volutamente conto della fedeltà storica o meno del prodotto, perché si tratta di fiction e non di un documentario, ma considerando il film per ciò che è, si tratta di un "oggetto" perfetto dal punto di vista professionale, dal punto di vista tecnico: regia studiata, inquadrature oculate, splendida fotografia; delle immagini veramente belle, esteticamente gradevoli; Benicio Del Toro impareggiabile, è la reincarnazione di Guevara, magistrale; il film è ineccepibile da codesto punto di vista. Il ritmo è piuttosto blando, rallentato, lo si percepisce con il dimezzamento, figurarsi se fosse stato proiettato per intero in un'unica soluzione. Ma questo è il meno, la vera pecca, il difetto di un certo peso che si evince dalla visione è che il film non coinvolge per niente lo spettatore, e non è cosa da poco, anzi. È un film da guardare, da osservare, da ammirare, ma, ahimé, non da partecipare: si percepisce, o comunque viene mantenuta, una certa distanza tra lo schermo e il pubblico, si ha sempre la sensazione di guardare un qualche cosa, di assistere a un qualche cosa, non di viverlo.
E' meglio creare un'opera artisticamente perfetta, ma non compartecipata, oppure un'opera imperfetta e compartecipata?