nessuno ha capito che il film è un processo mentale della scrittrice, in cui riversa nella vita di harold la propria infelicità, harold , non esiste , è il blocco mentale. l'assistente è la parte razionale del cervello dell'autrice che si contrappone al desiderio di cambiare dell'autrice stessa. esistono solo due persone il professore , e la scrittrice, triste perchè si riconosce nella vuota vita che descrive nei propri romanzi e nella tristezza in cui crede di finire anche lei. fino a che non decide di cambiare. e la ribellione di harold è solo la confusione stessa che è nel cervello della scrittrice che da una parte lo vuole fare vivere, dall'altra non sa come farlo morire ( vedi la scena assurda mentre rischia a stare in casa fermo a vedere la tv e un braccio meccanico quasi lo uccide ). la mamma di harold non fa i biscotti.. la sua vita è vuota, lui non sente non sa , non conosce niente , perchè prima non esisteva. immagino anche che la scrittrice immaginasse di spassarsela in qualche isola tropicale e di innamorarsi ( vedi harold che pensa all'oceano, e la canzone whole wide world che di sicuro è l'unica che harold conosce perchè è l'unica che ricorda con gioia la scrittrice, che stranamente parla di andarsene a cercare l'amore in un isola tropicale. se harold vive la scrittrice allora avrà modo di cambiare, proprio come ha fatto harold. il film è ottimo. il migliore degli ultimi anni.
Mi è piaciuto molto per quello che racconta, per la trama e per come la sviluppa; inizialmente c'è un pò di mistero che appassiona e spinge ad andare avanti ma presto comprendiamo come stanno le cose e apprezziamo l'originalità dell'idea fino all'entrata in scena del "professore" che spinge il protagonista, e noi con lui, ad indagare più affondo su quello che sta vivendo ed a cercare di capire come potrebbe andare a finire per lui. Tanto per arricchire un film già ricco, il cast, soprattutto Emma Thompson che mi sembra molto azzeccata in questo ruolo.
Il film rinuncia ad una critica eccezionale, raccontando un finale rimaneggiato nel libro per il nostro eroe. Pur risultando un finale "OK" non è il capolavoro che sarebbe stato con il vero; ma ciò nel film oltre che nel libro. Il film e il suo giudizio insegue la scelta dell'autrice. Una scelta che però ci piace ma allo stesso tempo delude per la mancanza di una tragica fine.
Un finale stupido ma scelto tale.
Un coraggio assurdo del regista.
PEr me un 9 pieno.
Commedia o tragedia? Sta a noi scoprirlo arrivando alla conclusione del film, un interessante esperimento cinematografico-letterario che lascia da riflettere, seppur non arrivando alle vette che la bella e originale idea avrebbero permesso.
Una commedia piacevole con alti e bassi, chi fa riflettere lo spettatore su quanto un'esistenza grigia e piatta possa essere salvata da piccoli gesti, a cui normalmente non si darebbe alcun significato. E lo fa raccontandoci di un agente del fisco (un buon W. Ferrell), la cui vita viene improvvisamente sconvolta da voci nella sua testa che gli predicono la morte. Peccato per qualche occasionale caduta di stile, perché tutto sommato il film è gradevole ed più che discretamente interpretato (promossa la bella M. Gyllenhaal, bocciato D. Hoffman). M. Forster confeziona dunque una simpatica e solo apparentemente superficiale pellicola che risulta migliore del precedente "Stay - Nel Labirinto della Mente" ma che è ancora lontana dall'eccellenza.