In realtà sono un gruppo di minatori che non ha voluto abbandonare le sue case ed è il frutto della conseguente contaminazione radioattiva degli esperimenti nucleari condotti dal governo nel deserto. Nella versione originale, credo volessero politicamente simboleggiare il popolo, su cui il potere passa incurante come un carro armato, e poi è abbandonato a se stesso purché se ne stia sufficientemente in disparte da non farsi troppo notare. Tra l’altro, se non sbaglio, il soggetto nacque ispirato dalla notizia vera che nella provincia americana, che a partire da Easy rider, di mostri pare essere davvero piena, era stata scoperta una famiglia di cannibali. E’ decisamente un film che, forse meno dell’originale, ma usa l’horror per fare critica politica, come fece anche vistosamente e dichiaratamente Romero coi suoi zombie, e indizi in tal senso, volendoli vedere, abbondano: dalla scelta delle immagini per i titoli di testa che fra funghi atomici dalle lunghe ombre sino sul presente riprendono l’ambientazione surreale della città dei “mostri”, dove manichini e pubblicità anni ’50 disegnano l’immagine di un’altra America, plastificata e falsa, l’America dello scandalo del Talidomide e dell’ attestato abuso legalizzato di psicofarmaci, a disegnare una società profondamente malata, al di là delle sue apparenze e aspettative perfette; società che dal punto di vista dei mutanti e della loro rabbia verso gli Altri, cioè noi, li ha privati di tutto, trasformandoli in ciò che sono.
Un po' cruento, a volte splatter.
Racconta una possibile evoluzione, un po' enfatizzata, di cio' che accadde a causa degli esperimenti nucleari americani fatti un po' di anni fa.
Ho apprezzato molto quest'ultimo "cenno storico", che in passato e' stato tenuto nascosto.
Non ho apprezzato invece alcune azioni intraprese dai personaggi che, in situazioni di pericolo, prendono decisioni che non sono decisamente le migliori.
Wes Craven sa bene come confezionare un buon film horror, e "Le colline hanno gli occhi" è un buon esempio. Inizialmente il film non è altro che un pacato thriller, poi la situazione si fa più chiara e l'azione e l'horror diventano davvero forti. Nel complesso è un discreto film, soprattutto per gli amanti di questo genere.
Grande remake, girato alla grande, il regista dimostra di essere una promessa per il futuro in campo cinematografico. Un ottimo film che, secondo me, aggiunge qualcosa all'originale, fornendo all'aspettatore le spiegazioni necessarie a capire l'esistenza e l'assurda mutazione fisica di quei "mostri" che abitano sulle colline. Il regista cerca in tutti i modi di criticare la società Americana, basta vedere una semplice scena dove il bambino che se ne và in giro, alla sua età, con una pistola fra le mani e il padre in tutta tranquillità scherza con lui, come fosse una cosa normalissima. Nel remake di Alexander Aja , la violenza e la truculenza più impensata, fà da padrone al film e riesce ad accopponare la pelle anche ai fans del genere abituati a certi scene di forte impatto visivo. Certo, stiamo parlando sempre di un remake, bisognerà vedere il prox film di questo talentuoso regista per capire se eriditerà il posto di grandi registi ormai andati in pensione come Tobe Hooper, Wes Craven. Ma per i prossimi film a venire, facciamo basta con questi remake e tiriamo fuori dal cilindro qualche idea originale che rivoluzioni con un pò di freschezza un genere, l'horror, che ne ha davvero bisogno per uscire dal business che lo sta facendo appassire e adeguare alle leggi del mercato.
Trailer italiano (it) per Kina e Yuk - Alla scoperta del mondo (2023), un film di Guillaume Maidatchevsky con Benedetta Rossi, Virginie Efira, Veronique Boileau.