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La caduta

Opinioni presenti: 126
Media Voto: Media Voto: 8.5 (8.5/10)

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un film che non concede distrazioni

(8/10) Voto 8di 10

Un film che non concede distrazioni: duro, cupo, claustrofobico, agghiacciante che toglie quasi il respiro allo spettatore. Quello che però forse stupisce maggiormente è come emergano certe sfaccettature della personalità di Hitler,che può apparire quasi umano ma anche completamente psicotico all'interno di un'immagine sicuramente corretta ma anche stereotipata che ognuno si è costruito sul dittatore tedesco e che è poi quella di un uomo completamente senza anima, preso nel suo delirio onnipotente e narcisistico. Un film importante in cui l'interpretazione di Ganz è sicuramente notevole.



Maurizio, 49 anni, Grosseto (GR).




Grande film

(10/10) Voto 10di 10

Grande film. Realistico, profondo, acutamente introspettivo, accurato nei particolari, fedele nella rievocazione dei fatti storici. Che sono gli ultimissimi di un folle, diabolico,raccapricciante delirio di potenza votato alla catastofe. Indagine piscologica impietosa e serissima sul modo in cui quei terribili giorni sono stati vissuti dai tedeschi, in una Berlino resa come un luogo tragico senza tempo. Memorabile interpretazione di Bruno Ganz. Assolutamente da vedere.



sara, 46 anni, milano (MI).




Un film da vedere

(7/10) Voto 7di 10

ho visto il film la caduta in dvd; nonostante le critiche non troppo favorevoli, ritengo che sia un buon film da vedere. Tutto sommato fa riflettere su quanto è accaduto nel 1945, soprattutto per coloro che come me hanno avuto la fortuna di non essere ancora nati. Hitler era un uomo dolce e gentile con chi stimava ma crudele e cinico con quelli che secondo lui non meritavano la sua stima o che pensava l'avessero tradito. Ma ditemi quale uomo o donna non è fatto così; l'unica differenza e che la strragrande maggioranza dell'umanità non ha il diritto di vita o di morte sugli altri. Comunque a me è piaciuto, tant'è che alla fine dopo averlo visto a noleggio, ho deciso di acquistarlo per poterlo rivedere fra qualche tempo.



Enza, 46 anni, Mugnano (NA).




Il crepuscolo della caduta.

(9/10) Voto 9di 10

Il film "La Caduta", per poter essere compreso appieno, necessita da parte dello spettatore una solida consapevolezza di tutta la storia di Adolf Hitler e della Germania nel periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale alla fine della seconda guerra mondiale. Periodo storico che in massima parte è stato il territorio e l'oggetto di esplorazione della biografia di Hitler scritta dallo stesso Joachim Fest che ha poi collaborato alla realizzazione del film. Cito a questo proposito il senso di una frase tratta dalla suddetta opera scritta che sintetizza dal punto di vista temporale la vicenda storico-politica del dittatore tedesco: "Dieci anni di anonimato, dieci anni di travolgenti successi e di prioritaria importanza sulla scena nazionale ed internazionale, sei anni di cantonate su cantonate, di errori e di crimini". E qui doveva stare a mio parere il baricentro iconografico di un'opera cinematografica su Adolf Hitler il cui titolo vuole essere, appunto, "La Caduta". Il film ci consegna invece, sin dal primo fotogramma, un uomo vecchio, già curvo sulle spalle, e che non riesce a comunicare nient'altro oltre che l'inumano disprezzo e il violento rancore verso il suo paese e verso l'umanità tipico sì della sua natura personale e del suo credo sociale e politico, ma tipico anche del crepuscolo e dell'agonia di una bestia ancor feroce, ma ormai consumata e morente. Uno scenario quindi "orizzontale", mentre bene avrebbe fatto il film a ripercorrere, seppure brevemente, l'intero scenario storico e personale della vicenda di Hitler, in modo da dare agli atti finali il senso "verticale" di una caduta e di una vera e propria "discesa agli inferi", mostrando altresì questo punto d’arrivo come il vero substrato di tutto il nazionalsocialismo, ad onta del consenso indubbio che questi ebbe nei suoi "tempi d'oro". Tale impostazione avrebbe avuto anche un maggior valore, se vogliamo, storicamente educativo in senso lato, in quanto avrebbe evidenziato la differenza tra gli aspetti storico-politici del periodo di successo del regime e la sua costitutiva quintessenza mortale. "La caduta" resta comunque una pellicola di indubbio valore storico, nonchè affatto priva di forte impatto emotivo.



Stefano, 45 anni, Milano (MI).




Deludente

(4/10) Voto 4di 10

Abbiamo finalmente visto in TV "Der Untergang", tradotto in italiano con il termine "caduta" che se pur corretto non restistuisce completamente l'accezione drammatica del termine tedesco che corrisponde meglio al nostro "rovina". Il film fu accolto in Germania con una fortissima dose di critiche circostanziate, che il commento di Max Morini sfiora e riporta solo in parte, soprattutto per quanto riguarda quello che ebbe a dire Wenders che, nella sua polemica, si spinse molto oltre la critica alla eccessiva umanizzazione di Hitler. Wenders infatti critico' l'operazione nel suo complesso e la defini' antieducativa perche' rispondeva solo ad una esigenza di normalizzazione del ricordo che invece, secondo il regista tedesco, non doveva assolutamente realizzarsi poiche' la tragedia nazista e' ben lungi dall'essere compresa e metabolizzata. Il film nel suo complesso e' deludente. La ricostruzione storica e' fedelissima ma la drammaticizzazione utilizzata non e' sufficiente per descrivere quello che fu un momento cruciale della storia tedesca ed europea del secolo trascorso. L'incubo del bunker, come lo definisce Morini, e' solo abbozzato e certe scene somigliano piu' a qualche inquadratura da Grande Fratello, piuttosto che ad una ricostruzione teatrale come essa sarebbe dovuta essere, visto l'esiguita' degli spazi e il tasso drammatico della rappresentazione. Le scene d'interno avrebbero dovute essere utilizzate come clava, come maglio sulla coscienza dello spettatore che invece viene soddisfatto piu' nelle sue tendenze guardone che nella condivisione emotiva di un incubo, di un dramma ancora illegibile. Unica eccezione e' forse rappresentata dalla imperturbabile signora Goebbels che nell'avvelenare amorevolmente I suoi 5 figli ci restituisce la sola immagine realistica di quella follia che coinvolse migliaia di famiglie e non solo la mente malata di una nobildonna di regime. Se la follia hitleriana e sopratutto quella di Eva Braun sono disegnate con sufficienti chiari-scuri, le altre personalita' che ruotarono intorno al vertice del regime, tutte in qualche modo patologiche, vengono tratteggiate con approssimazione e pericolosa superficialita', a cominciare da quel Martin Bormann, vera belva e potente capo del partito, che nel film prende quasi I tratti di un maggiordomo silenzioso e benevolo; per finire a Speer, il discusso architetto di regime che viene rappresentato con tratti quasi eroici. Nel finale, scomparso dallo schermo il grande Ganz, la caduta si trasforma in un polpettone bellico-romantico alla americana. La tragedia di un popolo, quello tedesco, che visse in quei giorni livelli inimaginabili di privazioni e di sofferenze, viene nascosta sotto il lenzuolo di un manipolo di eroi romantici che si trova ad attraversare le linee nemiche russe.Per chi volesse realmente coinvolgersi emotivamente con l'atmosfera di quei giorni consiglio di lasciar stare la caduta e di godersi l'inarrivabile "Germania anno-zero" di Rossellini, girato nel lontanissimo 1946.



Leo, 44 anni, Landshut (estero).





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