Anche 16 anni...dopo un coeur en hiver / un cuore in inverno uno dei più bel film di claude sautet, il suo penultimo capolavoro, prima che la morte lo ghermisse, è sempre da vedere e da rivedere. ottimi gli interpreti, un daniél auteuil che con l'ultimo e tra i più recenti caché - niente da nascondere, ha raggiunto una delle migliori sue performances, da grande istrione del palcoscenico qual è - qui ritratto perfetto dell'ignavia d'amore, del non voler soffrire mai, perdendo quanto di meglio - e di peggio - la vita ti riserva a livello di sofferenza; e che dire di andré dussollier, l'equilibrio, l'eleganza del recitare per eccellenza, non a caso uno degli attori preferiti da decenni pure dal grande alain resnais, presente anche nel suo ultimo coeurs - cuori, leone d'argento all'ultima mostra internazionale d'arte cinematografica di venezia. splendido il quasi cameo di maurice garrel, 'maschera' del sé nella 'sacra rappresentazione' della sua morte annunciata. e brava anche la béart, bella, certo, bellissima, ma pur sempre monocroma, monocorde, a tratti mono-tona, se non fosse quella'felinità' che, a tratti, accompagna qualche suo pur 'gracile' gesto attoriale. non è certo romy schneider che, fino alla sua morte avvenuta nel 1982 - quest'anno sono 25 anni - fu l'attrice-feticcio di claude sautet: il suo essere riempiva la scena, il suo essere drammaturgico era lei, piccola dolce 'solo' sissi degli anni sessanta, cresciuto con lei mano a mano, plasmata un po' da visconti, un po' da altri grandi, un po' - tanto - dai dolori che l'amore portò, lancinanti, nella sua vita e che la fecero 'vento a scomparire' poco dopo i quarant'anni. e su tutto, su tutti la musica di ravel...
Maria cristina nascosi sandri, 54 anni, Ferrara (FE).
Film magnifico dove la musica di Ravel assume una componente fondamentale; gli attori risultano ben delineati con Daniel Auteil che riesce ad interpretare dando notevole spessore un personaggio così sgradevole e squallido, introverso e solitario incapace di provare sentimenti veri.
in una piccola bottega di Parigi, due uomini si occupano di restaurare strumenti di pregio, si tratta di violini di amanti e quotati concertisti; può accadere in questo film, di acoltare una melodia che tocca l'intimità dei sensi carezzandola, può accadere di osservare gli sguardi dal fascino struggente di una donna che s'innamora di un uomo di cui forse non dovrebbe, ma "dovrebbe" diventa illogico quanto logico è il detto al cuore non si comanda.
Mentre il buon gusto e lo stile contraddistinguono i momenti (dal primo all'ultimo) del film, resta da sentirsi appagati e incoraggiati per come il cinema attraverso film come questi riesce a dimostrare d'esprimersi.