Un film visionario e "metafisico" che, dal mio punto di vista, ha come unica pecca la scarsa qualità degli effetti speciali e dei costumi, fatto che sembra renderlo poco credibile/verosimile, nonostante sia un film sostanzialmente fantasy.
Soltanto per la colonna sonora vale il 10. è un film a cui anche un ceco darebbe il massimo dei voti solo per la sountrack. il film è molto bello, ti fa commuovere, sognare, fantasticare arrabbiare ed è intrinseco di un tema di fondo molto delicato: il sogno dell'uomo di essere immortale. (magari). capolavoro dell'86 esploso anche (o soprattutto) grazie alle regine
Viaggiare nel tempo è una cosa entusiasmante, ovvero un'illusione tanto gradita al pubblico odierno. Ma qui si va ben oltre, perché i personaggi non conoscono la morte e attraversano i meandri delle epoche nel loro corso naturale. Connor McLeod - Christopher Lambert è uno di questi: è nato in Scozia nel XVI secolo, e il suo scopo nell'illimitata vita è affrontare un suo oscuro rivale (interpretato da Clancy Brown) sapendo di rischiare la morte che avverrebbe solo mediante decapitazione. Si ha quindi una trama che si rivela scontata: il duello e altre avventure tra i kilts delle Highlands, tra le parrucche settecentesche, davanti a nazisti spietati e, infine, ai nostri giorni. Dove? In una New York movimentata e troppe volte vista con inseguimenti polizieschi, sparatorie e il duello finale edulcorato da fantasticherie visive forse un po' troppo grossolane. Il tutto amplificato dalle urla a squarciagola di Freddy Mercury e dei suoi Queen (in particolare nella sigla iniziale Princes of the Universe) per un futuro LP certamente non all'altezza di quelli passati. Ma per tante scopiazzature vi è comunque qualche ottima proposta, come nelle crude battaglie dei guerrieri scozzesi, e in particolare nelle scene che includono anche il grande Sean Connery nel ruolo di un immortale ancora più attempato che farà da maestro al sempre giovane McLeod. L'espressività di Christopher Lambert è tutta particolare per via della forte miopia, ma ciò non gli impedisce certo di recitare al meglio: non è un caso che dopo Greystoke di Hugh Hudson e l'ottimo Subway di Luc Besson, l'abbia cercato anche Ferreri per l'ancora più bizzarro I love you. Russel Mulcahy, australiano di cui è giusto ricordare lo sfortunato Razorback, è un regista molto abile nell'inventiva, ma forse dovrebbe stare attento a non mettere troppa carne sul fuoco: con pochi effetti speciali, pochi ambienti e molta fantasia debitamente equilibrata potrebbe fare sicuramente grandi cose. Speriamo nel futuro: è proprio il caso di dirlo, visto che il passato è già stato abbastanza.