Dopo boy non cry è il film che apre molte porte alla ignoranza sulla condizione di vita dei transessuali, u film da vedere e capire quanto possa essere duro il non sentirsi bene nel proprio corpo ma sopprattuto un modo per far capire cosa vuol dire essere discriminati.
Questo film diretto in Belgio nel 1997 e' una sensibilissima e garbata riflessione su quanto sia stupido creare barriere tra coloro che appaiono diversi e coloro che si presumono normali.
Si può anche dire che sia un atto d'accusa all'omologazione escludente, al conformismo ottuso e alla ipocrisia imperante nella società odierna.
Ma ripeto il modo di affrontare il tema è provocatorio si, ma molto delicato e, a mio parere, originalissimo.
Il piccolo Ludovic (ricorda Antoine dei 440 colpi, soprattutto nelle sue orgogliose fughe) si sente "femmina"
e questo creerà trambusto nella cittadina e notevoli beghe alla famiglia.
Ma l'apertura mentale e l'amore del padre e della madre ma soprattutto la bizzarra genialità della nonna e l'ausilio della fata Pam (l'immaginazione di Ludovic che come quella di McMurphy - partita tv simulata - prevale sempre su ogni ottusità)riescono a salvare la magica unicità del bimbo-bimba che da pauroso - cuore di grillino - torna a sorridere e a ballare come lui solo/sola sa così da far riemergere letteralmente Frank Capra dalle ceneri.
Un grandissimo film misconosciuto in Italia che andrebbe fatto vedere nelle scuole e nelle aule dei Lucidi Tribunali dei Minori.