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Alla rivoluzione sulla due cavalli

Opinioni presenti: 9
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Bah!

(4/10) Voto 4di 10

Ho visto ieri sera il film in tv, lo ho trovato superficiale, pieno di banalita'e stereotipi culturali, non sembra affatto ambientato nei 70, non riesce neanche un po' a farne respirare il clima, l'atmosfera ambientale ed emotiva.. scadenti anche i costumi, (non basta un eskimo e qualche maglione sdrucito per rappresentare l'estetica dei 70').. c'e ovviamente qualche battuta carina e delle simpatiche trovate (l'interrogatorio alla dogana portoghese..) viene da chiedersi leggendo i titoli di coda perche' certi film vengono propdotti con l'ausilio delle finanze pubbliche.. possibile che non ci siano artisti piu' meritevoli del sostegno del dipartimento politiche dello spettacolo?



Fabio, 34 anni, Roma (RM).




Da vedere....!

(9/10) Voto 9di 10

Mi parlarono male di questo film, dicendo che era privo di contenuti e fatto male...l'ho visto per caso, una sera in tv, stranamente non interrotto da pubblicità e devo essere sincero: l'ho trovato molto bello. Il cast è interessante, giovani e belli gli attori, riescono a rappresentare il clima un pò illusorio degli anni '70 post moti. L'ambientazione merita anch'essa di nota...i paesaggi spagnoli, Bordoux di sera vista dalla strada e l'incredibile archittettura portoghese trasmettono in maniera fresca le sensazioni che si proverebbero a fare un viaggio del genere, colmo di speranze e sogni. Non c'è stupido e stolto moralismo e la rappresentazione offre libera interpretazione o meglio libero giudizio sulla rivoluzione dei garofani; davvero un bel film.



Massimilano, 17 anni, Napoli.




Io scrivo di meno....

(6/10) Voto 6di 10

Questo mi sembra un film ben curato capace sia di divertire che di 'docere' qualcosa riguardo alla rivoluzione dei garofani in portogallo.lontano dall'essere noioso spinge abbastanza sul tema degli 'esuli da dittatura' come li definisco io!!bello il finale che ti lascia con un pò di amaro in bocca...giusto cosi!!!!non male anche i giovani attori....!!!il film è simile a tanti altri quindi si poteva far meglio



Giannicolo, 17 anni, Palazzolo sull'oglio (BS).




Quanto e' lontana la rivoluzione!

(6/10) Voto 6di 10

Alla fin fine non e' che l'ennesima commediola degli equivoci. Eppure vie' nel film un afflato che, sebbene non originalissimo, rende l'insiemepiu' che piacevole e molto piu' complesso di quanto detto neitelegiornali, che liquidarono il film come la frivola corsa verso larivoluzione di due ragazzi.La storia e' quella di due ragazzi, Victor e Marco, entrambi studentiesuli a Parigi, ma l'uno esule vero, figlio di oppositori politici alregime di Salazar, l'altro, italiano, nella capitale francese perche' asua detta perseguitato dai servizi segreti per la sua attivita'comunistoide a Bologna, ma in realta' perche' (come gli rinfacciaVictor) a Bologna non aveva piu' ragazze da scoparsi. La storia,dicevamo, inizia in un cinema parigino, dove Victor incontra un poetaportoghese anch'egli esule. La discussione tra i due si soffermasull'esistenza o no di una resistenza al regime di Caetano (che e'subentrato a Salazar alla sua morte), resistenza incarnata dalle utopiedi Victor, ma che il poeta nega assolutamente. Nella stessa notte unatelefonata sveglia Victor e Marco: la voce rotta del poeta strilla chela rivoluzione in Portogallo e' avvenuta. Veloci i ragazzi corrono inmacchina attraverso la Francia giu' verso il portogallo. se comune e' iltragitto compiuto sulla 2 cavalli di Marco, diverso e' il motivo: Victorcorre per riabbracciare la patria, amata, ancorche' di opinabiliconfini, Marco per gustare l'esplosione di vita della rivoluzione, coldesiderio un po' retorico e molto italiano di esserci, di presenziareanche lui all'evento. Il film e' quasi tutto qui, nel confronto-scontrotra Victor, tutto percorso da utopie socialiste e ambizioni poetiche(cocktail come si diceva in apertura gia' visto, specie ne Il postino diNeruda, ma sempre piacevole) e Marco, incarnazione dell'anima piu'consumista-yuppie degli anni 70, personaggio che lo spettatorefacilmente puo' immaginare oggi stempiato e attempato liberoprofessionista. Il discorso illuminante di questa prospettiva avvienedurante il viaggio: incerti se raccogliere un autostoppista Victor di cedi no perche' pesa e rallenta l'andatura, Marco spinge per il si',perche' e' sempre una nuova persona da conoscere, forse piu'interessante della rivoluzione stessa.Il viaggio attraverso la Francia e' un viaggio attraverso gli anni 70,pieno di stravaganti personaggi che da Poitiers vogliono andare in Indiavia autostop, umoristico e garbato, in cui si nota, nell'idea e nellaregia, l'impronta di Tre uomini e una gamba, seppure molto migliorata.Immancabile l'amore: a Bordeaux i due raccattano l'ex di Victor, orasposa di un tipico sbruffone futuro libero professionista anche lui,anche lui italiano. E' subito chiaro che l'amore di Victor non e'sopito, come d'altronde l'attrazione che su di lei esercita ilpoeta-sognatore Victor. Rapporto di coppia che diventa pero' triangoloamoroso nell'attraversamento difficoltoso di una Spagna polverosa edecadente quanto la salute del suo caudillo. E finalmente l'arrivo inPortogallo, dove e' esplosa la rivoluzione esplodono l'amore e il sessotra i tre. A lisbona l'eterogeneo trio arriva in ritardo: Victor, ilvero rivoluzionaro non e' riconosciuto nessuno e la manifestazione dipopolo tanto attesa, la festa si e' svolta in onore degli esuli famosi,in primis il poeta che negava la possibilita' della rivoluzione, oraosannato come rivoluzionario vero, poche ore prima che i tre arrivasseroa Lisbona. La rivoluzione sembra latitare: la telecamera inquadra unVictor sperso, che ha ritrovato l'amore, che non sperava piu' ditrovare, ma ha perso la rivoluzione, il socialismo, che era sicuro diaver finalmente scovato. Marco invece si consola subito opzionando unaportoghese di colore nel finale, quando la festosa sfilata dei tifosidel Benfica viene scambiata da Victor per la Rivoluzione. Quantadelusione per il povero esule: in realta' presto si scopre che dovra'attendere solo il 1 maggio per la sua catarsi rivoluzionaria. Diventera'poeta o anch'egli libero professionista?



F., 19 anni, Torino.





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