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Omicidio all'Italiana

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato22 febbraio 2017Voto: 8.5
 

  • Foto dal film Omicidio all'Italiana
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Sorprendere lo spettatore ironizzando sull’Italia di oggi non è mai cosa semplice, ma Maccio Capatonda è riuscito in questo intento! “Omicidio all’Italiana” è un chiaro esempio di cosa significhi fare satira e come farla nel modo giusto.
Il film racconta di uno strano omicidio che sconvolge la vita sempre uguale di Acitrullo, sperduta località dell’entroterra abruzzese. Quale occasione migliore per il sindaco e il suo vice per far uscire dall’anonimato il paesino? Oltre alle forze dell’ordine infatti, accorrerà sul posto una troupe del famigerato programma televisivo “Chi l’acciso?”, condotto da Donatella Spruzzone. Grazie alla trasmissione e all'astuzia del sindaco, Acitrullo diventerà in men che non si dica famosa come e ancor più di Cogne! Ma sarà un efferato crimine o un... omicidio a luci grosse? Questa la trama della pellicola che vede tra i suoi interpreti Herbert Ballerina, Ivo Avido, Sabrina Ferilli e Antonia Truppo.

Dopo “Italiano medio”, con la quale il regista aveva già dimostrato di saper cogliere gli elementi che contraddistinguono gran parte dei cittadini italiani, Maccio Capatonda torna al cinema con un progetto illuminante e degno di nota.
Quasi certamente i moralisti troveranno qualcosa da ridire sui riferimenti inseriti, forse per l’immagine che “Omicidio all’Italiana” fornisce della società odierna.
Parliamo di una comunità influenzata dal potere dei social e, ancora di più, da quello dei media, che rendono anche un omicidio, un accadimento tragico, qualcosa su cui speculare. Ciò viene dimostrato dal personaggio interpretato da una bravissima Sabrina Ferilli, che ricorda nei modi e nel linguaggio adottato figure della televisione italiana molto note al grande pubblico.
Nel film vengono ripresi tutti gli elementi tipici che rendono il Belpaese mediocre: dalla mania dei selfie (ricorda in particolare quanto accaduto durante l’ultimo terremoto ad Amatrice) alla volontà di ottenere ciò che si vuole sulla pelle di qualcun altro.
Possiamo dire che il film è una critica (e autocritica) al nostro paese e al modo di pensare e agire della maggior parte dei suoi abitanti.

A sorprendere più di qualsiasi altra cosa è la capacità di Maccio Capatonda di dare vita a una pellicola che non è solo volta al divertimento - di risate se ne fanno molte, merito delle battute ben pensate e per nulla banali - ma anche a un’attenta riflessione.
Il susseguirsi di scene e di riferimenti, infatti, non potrà far altro che porre lo spettatore di fronte ad una serie di domande e a una presa di coscienza su come gli italiani affrontano determinate situazione. La regia è minuziosa e ogni dettaglio aiuta a mostrare un lato ‘mostruoso’ dell’Italia di oggi.
I dialoghi - merito di una sceneggiatura solida e priva di argomenti inutili - sono tutti ben studiati e adatti ai messaggi che si vogliono veicolare, ma soprattutto contribuiscono a rendere ancora più inquietante e insensata la nostra realtà.
A colpire è l’interpretazione di Herbert Ballerina e Maccio Capatonda che appaiono molto naturali nelle vesti di due fratelli che vogliono rendere grande il loro paesello.
La pellicola dimostra anche quanto siano importanti le proprie origini, i legame parentali e la verità.


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