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Non è Vero ma Ci CredoLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio28 settembre 2018Voto: 5.0
Se escludiamo la loro apparizione nei panni di poliziotti in “Papà dice messa”, diretto nel 1996 da Renato Pozzetto e interpretato dallo stesso accanto a Teo Teocoli, la prima volta che Paolo Vita e Nunzio Fabrizio Rotondo – ex veejay della storica emittente romana Magic TV tra il 1992 e il 2006 – hanno avuto modo di essere protagonisti di un lungometraggio è stato in “Innamorati di me” di Nicola Prosatore, a quanto pare con notevole riscontro di pubblico su Sky.
Caratterizzato da un titolo che richiama inevitabilmente alla memoria una commedia scritta da Peppino De Filippo con cui, comunque, non ha nulla a che vedere, a rappresentare il loro effettivo esordio sul grande schermo è, però, “Non è vero ma ci credo”, opera prima dello Stefano Anselmi dalla lunga carriera di assistente alla regia (“In questo mondo di ladri” di Carlo Vanzina e “L’allenatore nel pallone 2” di Sergio Martino nel curriculum), presentata in anteprima presso il Terni Pop Film Fest. E, insieme ad Andrea Lolli, sono gli stessi due interpreti a firmare la sceneggiatura, tramite la quale si calano nei panni di due inseparabili amici il cui sodalizio non ha portato altro che alla concretizzazione di business falliti finanziati dalle proprie mogli, che, incarnate da Elisa Di Eusanio e Giulia Di Quilio, minacciano di sbatterli fuori casa se non si decidono a risolvere una volta per tutte la loro esistenza da precari. Perché, con incluso nel mucchio un Maurizio Mattioli esilarante come di consueto nello sfoggiare tutta la sua romanità, è effettivamente la precarietà lavorativa tricolore d’inizio terzo millennio a fornire l’avvio di quella che si rivela, in fin dei conti, una favola atta a deliziare soprattutto chi ama gli animali ed è contrario a nutrirsi di carne. Infatti, vegetariani convinti, Nunzio e Paolo prima decidono di cercare di riscattarsi aprendo un ristorante vegetariano, poi, al fine di compiacere un feroce critico culinario carnivoro dalle fattezze di Maurizio Lombardi e da cui sembrerebbero dipendere i propri destini, arrivano addirittura a trasformare il locale in una bisteccheria, spacciando per autentica carne le pietanze vegetali. E, al di là di una piccolissima partecipazione per il cantante Piotta, è una Loredana Cannata fervente vegana e animalista a completare insieme alla Micol Azzurro di “Malati di sesso”, a Yari Gugliucci e a Leonardo Sbragia il cast di una commedia che, tra maldestri ladri di automobili ed ex spogliarelliste, guarda dichiaratamente più a modelli d’oltralpe che ad analoghe operazioni nostrane. Eppure, sebbene la regia non appaia affatto disprezzabile e il piuttosto originale intreccio risulti decisamente ricco di idee e risvolti, a penalizzare l’operazione è la evidente mancanza di una comicità che sia realmente in grado di strappare sincere risate allo spettatore. Quindi, sorvolando sulla simpatia trasmessa da Vita e Rotondo, non sono sufficienti alcuni equivoci verbali vecchia maniera e un cinese dal grottesco accento capitolino a garantire divertimento per l’intera durata del film. La frase dal film:
"La carne, parlamose chiari, è veleno" I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
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Trailer italiano (it) per 50 km all'ora (2023), un film di Fabio De Luigi con Stefano Accorsi, Fabio De Luigi, Alessandro Haber.
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