No good deed

Un settantenne Bob Rafelson ("Blood & Wine") torna dietro la cinepresa per proporci un'altra delle sue storie che ruotano intorno alla psiche dei protagonisti piuttosto che allo scorrere degli eventi, con la differenza che stavolta ci troviamo di fronte a qualcosa che è ben lontana dal suo indimenticabile "postino".
Samuel L. Jackson ("Il Negoziatore") veste i panni di Jack, un improbabile agente di polizia specializzato in furti d'auto e con l'hobby del violoncello (mah!). Milla Jovovich ("Resident Evil") è Erin, un'esule russa dedita a truffe e rapine, diplomata in pianoforte presso il conservatorio musicale di Mosca. Cosa succederà tra i due? Inutile dire altro anche se in effetti c'è qualcos'altro. La rapina è ideata da uno specialista, Tyrone (Stella Skarsgard / "Ronin"), un freddo calcolatore dalla personalità dominante con la quale tiene sotto giogo i suoi complici: Erin, Hoop (Doug Houtchinson / "Il miglio verde") uno psicopatico con manie omicide, ed i coniugi Quarre, i piloti dell'aereo che sarà utilizzato per la fuga.
Jack, tentando di aiutare una vicina di casa, si imbatte casualmente nella banda, che invece è convinta di essere stata rintracciata dalla polizia. Soltanto per evitare una condanna per omicidio Tyrone evita di liquidare immediatamente lo scomodo poliziotto, preferendo imprigionarlo fino al termine del colpo. L'unica falla nel piano è lasciare Erin da sola con Jack, perché si sa... la musica unisce.

La sensazione dominante durante tutto il film è quella del "bollito". La trama stenta a decollare, i dialoghi sono piatti, il coinvolgimento è basso e proprio non si riesce ad evitare di anticipare gli sviluppi. In questa sorta di "Out of Sight" incentrato sul confronto tra i personaggi, troviamo un Jackson, nei panni del poliziotto colto ed un pò seduttore, veramente poco credibile, di contro la Jovovich sembra perfetta per il suo ruolo (indimenticabile la sequenza in cui suona il violoncello), d'altronde che sia lei piuttosto che gli altri attori l'unica vera protagonista del film è subito evidente dalle prime inquadrature che indugiano oltremodo sulla sua bellezza, ma sia questo che le discrete prestazioni dei comprimari non riescono comunque a rianimare il "cadavere" e la pellicola si avvia ad un lungo finale all'insegna di una linea inesorabilmente piatta.

Curiosità: il film è tratto da un racconto del giallista Dashiell Hammett: "The House on Turk Street".

Indicazioni:
Se volete vedere la Jovovich sul grande schermo bene, altrimenti un "sano" home-video è sicuramente preferibile.

Valerio Salvi

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