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Going Private
"Going private" è un termine tecnico che descrive il riacquisto da parte di una società quotata in borsa di tutte le azioni vendute in precedenza trasformandosi in una società anonima. Questo può essere effettuato a scopo di ristrutturazione o per non sottostare agli stretti regolamenti del mercato azionario. Ed un operazione di questo tipo è lo sfondo, quasi la scenografia dell'omonimo film della regista svizzera Stina Werenfels.
Ma Going Private è anche un riferimento all'ingresso nel privato di una famiglia dell'alta borghesia svizzera di lingua tedesca, per raccontarne 24 ore in un momento culmine della loro esistenza. Il luogo dell'azione è una lussuosa villa situata sulle rive del lago di Zurigo, appartenente ad Hans Peter, che vive con la moglie Karin, il figlio Max e Birthe, una ragazza alla pari danese. Hans Peter invita per un barbecue il suo capo con la moglie ed uno stagista della banca per cui lavora. E tutti hanno un piccolo sporco segreto da nascondere, che non mancherà di affiorare nel momento meno opportuno.
Realizzato davvero in economia, ma con un cast di notevoli capacità, Going Private può ricordare alla lontana il videoclip girato da Garth Jennings per la canzone dei R.E.M. "Imitation of life" soprattutto per i colori, le luci e per l'attenzione ossessiva per i dettagli. I particolari ripresi a distanza estremamente ravvicinata infatti hanno la funzione di svelare quello che la società bene vorrebbe tenere nascosto, e la telecamera con la sua indiscreta intrusione riesce a smascherare la doppiezza dei personaggi, ma anche la loro miseria e disperazione. L'unico che riesce a mantenere una certa purezza, anche se non conquistata a buon mercato, è Birthe, che nel suo ruolo di estranea, nella sua ingenuità, riesce a far apparire ancora più gretti e grotteschi i personaggi che la circondano. E che vorrebbero rendere addomesticabile (e questo vuol dire acquistabile) una ragazza di vent'anni che ancora non è in grado di pensare nei loro termini. Il risultato sarà naturalmente disastroso, e la lussuosa villa di vetro dimostrerà di non essere molto di più di un castello di carte, in grado di reggersi in assenza di moto ma pronto a crollare ad una semplice carezza. Il tutto raccontato da riprese grezze, caratterizzate da rapidi movimenti di macchina ed in alcuni momenti persino dalla telecamera di sorveglianza, sgranata e a bassa definizione attraverso la quale Max osserva quanto accade nel giardino.
Goin Private è un film di notevole interesse, in grado di regalare non solo momenti di umorismo irresistibili, come lo stagista che imita Bruce Willis in Pulp fiction dopo aver messo la canzone "Son of a preacher man" nel tentativo di sedurre Karin, ma anche una riflessione di come le delicate cortesie di una società borghese marcia all'interno abbiano sempre la potenzialità di esplodere sulla faccia dei commensali tirati a lucido.
La frase: "Mi date il voltastomaco, tutti voi!
Mauro Corso
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