La custode di mia sorella
Nick Cassavetes propone, stavolta in veste sia di regista che di sceneggiatore, la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Jodi Picoult, che ha riscosso un grande successo in America ed è appena stato editato in Italia.
Kate Fitzgerald (Sofia Vassilieva) ha quindici anni e combatte da oltre dieci contro una rara forma di leucemia. I genitori (Cameron Diaz e Jason Patric), al manifestarsi della malattia, decidono di avere un altro bambino manipolando geneticamente il suo dna, affinché diventi un donatore compatibile per Kate. Arrivata agli undici anni, la piccola Anna (Abigail Breslin) non vuole più sottoporsi a operazioni e continui prelievi per aiutare la sorella, quindi decide di far causa ai genitori rivendicando i diritti sul proprio corpo. Il dibattito in aula ha inizio e il giudice ascolta tutte le parti cercando di andare a fondo nella questione.
Il film sembra essere dapprima incentrato su una tematica prettamente etica: come possono dei genitori decidere di avere un figlio solo perché sia donatore di organi per un altro? Ma questa impostazione è abbandonata sin da subito: a Cassavetes non interessa riflettere sui risvolti etici dell’ingegneria genetica, sebbene semini qui e lì qualche spunto di riflessione, vuole soprattutto indagare le dinamiche che si innescano in una famiglia colpita dalla malattia.
Presente e passato si mescolano: una serie di flashback racconta il decorso della malattia di Kate, le avversità affrontate dai Fitzgerald, la determinazione di Sara (la mamma) nell’assistere la figlia. Il punto di vista non si focalizza su un solo personaggio, a turno le voci fuori campo dei protagonisti raccontano come hanno vissuto la vicenda e i sentimenti provati, che non sono solo di amore e totale abnegazione verso la ragazza.
La regia asciutta di Cassavetes si sofferma per lo più sui personaggi e sul forte rapporto che li unisce, non indulge su artefatti sentimentalismi, riuscendo comunque a essere toccante. I componenti della famiglia Fitzgerald sono in bilico tra il dovere e i loro sogni, tra le necessità di Kate e il desiderio di ritagliarsi un proprio spazio nella tragica quotidianità che li circonda, loro come pure l’avvocato di Anna (un simpatico, sebbene imbolsito Alec Baldwin) e il giudice Di Salvo (Joan Cusack) sono intensi, caratterizzati in maniera approfondita e forse più vicini alla realtà rispetto a tanti altri visti in film di questo tipo.
In generale tutto il cast da una buona prova di sé, su tutti spiccano la piccola Abigail Breslin, che già si è distinta in diverse importanti produzioni e sfoggia una recitazione naturale e convincente e Sofia Vassilieva. Anche Joan Cusack, eternamente relegata in ruoli secondari di commedie romantiche, in questo film offre un’ottima prova attoriale in una parte drammatica. Camenron Diaz risulta meno credibile nel ruolo di "mamma coraggio", ma forse l’occhio, abituato a vederla in scatenate commedie, potrebbe essere influenzato dal pregiudizio…

La frase: "Io non la lascerò morire, tu lo sai, vero?".

Ilaria Ferri

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