Le mie grosse grasse vacanze greche
Rende esplicito lo sperato traino economico più del titolo originale, "Le mie grosse grasse vacanze greche". Il richiamo - che in riferimento al film attuale ha poco senso - è infatti alla quasi omonima commedia campione d'incassi del 2002 con la stessa protagonista, stavolta all'opera nella sua terra d'origine.

Con un autista rozzo ma bell'uomo, una guida in astinenza sessuale da tempo, l'eros continuamente evocato, dove si andrà a parare è presto annunciato. E, patrocinata dall'ente per il turismo ellenico, la gita del film fa tappa tra mare e celebri siti archeologici dispensando stereotipate tipologie geografiche. Per cui ecco serviti i padroni di casa con il loro mercanteggiare e la pigrizia, in un paese per certi versi fatiscente e mal funzionante, e poi gli ospiti anglosassoni simbolo - per par-condicio - di un turismo globalizzato di facile consumo che, disinteressato alla cultura e ai cibi tipici, preferisce fare acquisti nelle rivendite di chincaglierie, mangiare in una delle tante catene di fast-food a stelle e strisce, giocare al minigolf. Su altri luoghi comuni si ironizza bonariamente (il taciturno con barba e capelli lunghi percepito come delinquente), altri ancora risultano più ambiguamente pesanti (i gay attratti dall'indossatore della maglietta con la provocatoria scritta "ingresso da dietro").
Completano il quadro qualche sparuta battuta riuscita, figure di contorno (il manager degli sciroppi o la vecchia cleptomane) e immancabili personaggi delle vacanze di gruppo come gli anziani, le donne separate che detestano gli uomini ma ne sono sempre a caccia, il simpaticone accentratore dell'attenzione che si autocandida ad animatore. In questo caso è Richard Dreyfuss (finito in questo progetto probabilmente per regalarsi un viaggio), che si esibisce anche da oracolo di Delfi. Il tono scivola infine verso il rosa generalizzato, con l'improbabile nascita di uno spirito di gruppo: al mare tutti insieme, falò serale in spiaggia e un senso di amicizia che porta alla visita collettiva in ospedale al compagno di avventure che si è sentito male.

La frase: "Il panorama è musica cristallizzata".

Federico Raponi

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