Quel mostro di suocera
Come ci ha mostrato "Ti presento i miei", la più grande paura del fidanzato/futuromarito é conoscere i genitori della propria fidanzata/futuramoglie.
In compenso, il terrore/incubo/allucinazione della fidanzata/futuramoglie corrisponde a quella figura solitamente denominata diabolica e senza pietà che é la suocera.
Il Ben Stiller della situazione si incarna in Jennifer Lopez, il Robert De Niro in Jane Fonda, mentre nella cabina di regia subentra Robert Luketic, che nonostante la giovanissima età e la breve carriera ha già mostrato in passato di possedere una certa capacità con le commedie dirigendo il brillante "La rivincita delle bionde".
Come il film sopracitato, anche "Quel mostro di suocera" é tutta tinta al femminile, quasi un richiamo ad un femminismo celato che vede nell'accoppiata Lopez/Fonda la bandiera di proclamo; in questo senso, non é un caso se l'unico personaggio maschile di rilievo, Michael Vartan, sia completamente inesistente, anonimo e insignificante.

Inutile dire che non bisogna pretendere nulla da un film come questo, inferiore a "La rivincita delle bionde" per mancanza di un possibile livello di significazione semiologica, eppure nemmeno possiamo negare che Luketic possiede un senso del ritmo che comunque rende l'opera se non utile, almeno un passatempo non proprio da buttare.
"Quel mostro di suocera" scorre veloce ed indolore, e come le vecchie commedie hollywoodiane basa la propria narratività principalmente sui dialoghi, che dà alla pellicola uno stampo molto teatrale, dove non conta tanto quanto la macchina da presa sia mossa e come, bensì cosa sentiamo e quando.
Sicuramente aiuta molto la direzione attoriale, che in piena operazione nostalgia ci restituisce pure una Jane Fonda che ritorna sui grandi schermi dopo ben 15 anni di pausa.
Ancora una volta, come "Ti presento i miei", é uno scontro tra vecchia e nuova Hollywood, e ci viene spontaneo tifare per l'eleganza e la brillantezza della Fonda, piuttosto che sull'inesistenza di Jennifer Lopez, che fortunatamente, comunque, non nuoce più di tanto, in quanto la macchina da presa preferisce focalizzarsi su chi conta veramente.

"Quel mostro di suocera" si lascia vedere facilmente con spensieratezza, e con la stessa spensieratezza si lascia facilmente dimenticare.
Quel che manca é quella marcia in più che renda la pellicola non "la solita commedia carina", un livello semiologico nella messa in scena capace di colpire lo spettatore e turbarlo proprio come il grande Cinema sa fare.
Si vede che non é ciò che vuole Robert Luketic.
Ma forse, almeno per ora, possiamo accontentarci. Forse.

La frase: "Oddio, credo proprio che mi hai dislocato la vagina"

Pierre Hombrebueno

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